Passi carrai, la sanatoria non arriva
Con Veneto Strade nel 2012 c’è stato un accordo che ha sanato con una dilazione di dieci anni, tutti gli arretrati che per la provincia di Venezia erano arrivati alla cifra di 530 mila euro. Con il compartimento Anas del Veneto, lo scontro sui passi carrai è ancora aperto per almeno un migliaio di persone. E non è arrivata, nel frattempo, l’attesa sanatoria dal governo visto che il Senato ha bocciato l’emendamento contenuto nella legge di stabilità. Il comitato passi carrai torna così a protestare, dopo cinque anni di battaglie e incontri con tutti i partiti.
Su 1.500 iscritti al comitato, 1200 sono cittadini veneti e friulani alle prese con i canoni relativi agli accessi di case e attività alle strade statali. Per il Veneziano, le più importanti sono la Romea o la statale 14 Triestina. L’aumento della tassa originaria era previsto dalla legge 449/1997, ma dopo il primo anno ( tetto del 150% sugli aumenti), la società ha rideterminato l’ammontare di tutti i canoni che sono lievitati.
«Dopo aver saputo della bocciatura dell’emendamento, mi sono rivolto subito al presidente del Veneto Zaia che ha promesso un nuovo impegno per spingere i partiti ad intervenire su questa questione. Se nelle altre regioni sono aumentate in passato del 150 per cento, in Veneto il compartimento ha deciso di aumentarle dell’ottomila per cento, arrivando a chiedere per un passo carrai 18 mila euro l’anno, secondo conteggi che ci rimangono oscuri», spiega il presidente del comitato, Luciano Soffiato di Codevigo. Soffiato, vicino alla Lega Nord di Zaia, spiega che in tanti si sono mossi per promettere un intervento del parlamento, in primis il Partito Democratico ma ora il Senato ha bocciato l’emendamento che doveva, con una specie di sanatoria, mettere la parola fine a decreti ingiuntivi di pagamento da Equitalia e garantire canoni in linea con le altre Regioni per il Veneto. Guerrino Benetazzo, delegato per Venezia, aggiunge: «Per fortuna le ingiunzioni sono poche. Questi canoni sono gestiti, oltre che con conteggi incomprensibili, anche in modo poco democratico: solo a quanti sono censiti viene chiesto di pagare, altri non hanno mai ricevuto nulla. Nel mio caso mi vengono chiesti 7.500 euro l’anno quando anni fa pagavo 50 mila lire». Anche Benetazzo segnala l’interessamento del presidente della Regione presso i partiti, per sbloccare una vicenda che era arrivata, con l’emendamento, ad un passo dall’essere risolta.
«Tutti si erano detti pronti a risolvere questa vicenda», ricorda deluso. Il comitato è deciso a non mollare la battaglia.
«Ora ci confronteremo con i nostri legali per valutare altre azioni legali dopo i ricorsi che abbiamo presentato alla Corte europea», dice Soffiato. Agli associati viene assicurato sostegno per i ricorsi contro le ingiunzioni di pagamento che arrivano da Anas, via raccomandata.
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