Passerella sul canal Vena «Solo critiche strumentali»
CHIOGGIA. «Le critiche fanno sempre bene, ma sulla passerella trovo anche tanta strumentalizzazione». Il commento amaro dopo settimane di critiche al nuovo percorso ciclopedonale sul Vena, è del progettista, l’architetto Roberto Signoretto dello studio Stap. «Ho scelto questo progetto perché dovevo tener conto di diverse variabili: prevedere una larghezza che consenta il passaggio di due carrozzine, non interferire con le attività economiche sul Vena, non limitare la navigazione in quel tratto. Ma anche non interferire con la viabilità pedonale pubblica, tenere conto dell’importanza del sito ambientale. Mettere assieme tutto non è stato facile».
Le critiche più aspre riguardano la scelta dei materiali, ferro e cemento. «Mi permetto di aggiungere il legno. Le due parti del percorso (la prima arcuata di attraversamento del canale e la seconda orizzontale parallela alla chiesa) sono realizzate con elementi sagomati e travi in acciaio verniciato su cui installare la pavimentazione in listoni di legno massiccio. La scelta deriva da questioni statiche visto che l’uso di un’uguale struttura in legno poteva assumere dimensioni ben più marcate e, visto l’ambiente umido e salino, l’uso dell’acciaio zincato e verniciato dava maggiori garanzie per durata e manutenzione. Il legno è stato utilizzato per pavimentare il percorso e per alcune parti di parapetto come concordato con la Soprintendenza».
Perché non il vetro? «I parapetti in vetro o plexiglass del progetto originario e altri materiali tradizionali sono stati accantonati per gli elevati costi e per problemi di orientamento alle persone con problemi visivi, per la manutenzione a cui erano soggetti, per le caratteristiche tecniche e di portata di carico, di sicurezza, di ambientazione. Il bianco è stato scelto per accostarlo al colore della pietra d’Istria delle fondamenta, dei sottoarchi dei ponti e delle paratie del Baby Mose».
Le critiche? «A parte qualche violenza verbale sulla mia persona, inusuali per chi rappresenta la chiesa, ritengo giusto che tutti possano esprimere le loro idee. Alcuni pareri in parte possono essere accettati, per altri ho intravisto una forte componente di contrapposizione politica per acquisire consensi nelle prossime campagne elettorali, per altri contrarietà che spero non mascherino “interessi” di parte». Conclude: «Se così fosse penso che qualsiasi altro sito avrebbe suscitato le stesse critiche e la politica del “non fare”, a cui siamo abituati, avrebbe prevalso e messo d’accordo tutti, in particolare quelli che si proclamano solo a parole “paladini delle disabilità”».
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