Parte la sfida ai taxi in città: Uber studia l’approdo a Mestre

Tra costi dimezzati e le polemiche feroci per la concorrenza, parla il manager: «Ci sono infrastrutture e turisti, ma noi pensiamo soprattutto alla mobilità dei residenti»

MESTRE. Com’è nello stile del gruppo, abbottonato tanto da annunciare con sole 24 ore di anticipo l’avvio del servizio in città, Uber «non conferma e non smentisce». Ci sono buone possibilità però che nel corso dell’anno Uber decida, dopo Padova, di aprire il servizio in un altro paio di città venente e tra queste potrebbe esserci Venezia, e quindi Mestre, trattandosi di un servizio di ride-sharing, ovvero: condivisione della corsa con l’auto. Padova è stata dopo Milano, Roma, Genova e Torino, la quinta città italiana dove è stato avviato il servizio, e la quinta città dove si è acceso un vespaio di polemiche per la «concorrenza sleale» denunciata dai tassisti, che «chiedono regole certe e uguali per tutti».

Uber è un’applicazione che, per spostarsi in città su quattro ruote, permette di incrociare domanda e offerta privata, da un lato la necessità di spostarsi da un punto all'altro di chi non vuole usare l'auto e dall’altro la disponibilità di chi possiede una quattro ruote e ha tempo per fare il servizio. Per accedere è sufficiente scaricare l'applicazione per smartphone.

Obbligatoria la registrazione che prevede l'inserimento del numero della carta di credito per il pagamento, e poi basta toccare il punto di partenza sulla mappa visualizzata nello schermo del telefono e attendere la conferma dell’arrivo del driver che per scelta della società deve rispettare alcuni criteri per poter prestare servizio. Il pagamento della corsa - il 20% va alla società e l’80% al driver - di cui il cliente riceve un preventivo alla richiesta di itinerario, avviene attraverso i dati della carta di credito registrata nella app. Oggi, con l’avvio del servizio a Padova, è già possibile spostarsi con Uber da Padova a Mestre, ma non viceversa. Sarà forse possibile entro la fine dell’anno.

Mestre ha, sulla carta, caratteristiche importanti: un porto, un aeroporto che è al terzo posto in Italia per numero di passeggeri, una stazione ferroviaria da 31 milioni di passeggeri l’anno (nona in Italia), due università e migliaia di persone che ogni giorno si spostano tra la terraferma e piazzale Roma per raggiungere il centro storico. «La città ha una serie di caratteristiche, in termini di infrastrutture, molto interessanti», spiega Tomaso Rodriguez, operation managaer di Uber, «e con milioni di turisti ma le valutazioni che ci spingono a scegliere una città piuttosto che l’altra sono varie, e tra queste il numero di persone che, in una determinata area geografica, scaricano l’applicazione». Sarebbe stato soprattutto quest’ultimo aspetto a spingere Uber a scegliere Padova, principale città universitaria della regione con migliaia di studenti. «Anche perché il nostro servizio», aggiunge Rodriguez, «è rivolto più alle persone che vivono e abitano la città che ai turisti».

L’arrivo di Uber in città porterebbe, dal fronte dei consumatori, a risparmi nei trasporti nell’ordine del 50% rispetto alle tariffe dei taxi. Oggi spostarsi tra il centro di Mestre e piazzale Roma costa 23 euro: con l’arrivo di Uber Pop il costo del viaggio è stimato invece in 10 euro, così composto: 2 euro di costo base, più 55 centesimi ogni chilometro di percorrenza e 10 centesimi per ogni minuto di viaggio in auto.

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