Parte il progetto Sos sordi App per chiedere aiuto

È una ricetta con due ingredienti semplici, ma che non sempre si riesce a mettere insieme: la tecnologia e la buona volontà.
È entrato in funzione ieri il progetto Sos Sordi, realizzato in collaborazione tra la polizia di Stato e l’Ente sordi. Un progetto che grazie all’utilizzo di un’applicazione permetterà alle persone sorde di chiedere aiuto con un semplice tocco sullo schermo di un telefonino o di un tablet. L’avvio del progetto è stato dato con la firma dell’intesa tra il questore Angelo Sanna e il presidente veneziano dell’Ente sordi, Vincenzo Usai alla presenza anche del presidente regionale della stessa associazione, Fernando Martin, e dei dirigente della Squadra Volanti della questura, Luca Miori. Usare l’app, alla quale è necessario iscriversi, è molto semplice: in caso di bisogno, come ha illustrato il dirigente Miori in una simulazione nella stanza della centrale operativa, le persone non udenti toccano lo schermo scegliendo il tipo di reato tra i quali furto, rapina, aggressione, violenza sessuale. Il solo tocco genera un’e-mail che raggiunge i poliziotti della sala operativa - avvisandoli con un segnale sonoro - contenente i dati personali della persona che chiede aiuto, il posto in cui si trova (grazie alla geo-localizzazione) e i dati di altre due persone da contattare. Inoltre, grazie all’app, gli operatori della questura e la persona che ha chiesto aiuto, in attesa dell’arrivo delle volanti, possono restare in contatto via e-mail. «Il progetto inoltre», ha spiegato Miori, «permette ai non udenti di chiedere, tramite noi, l’intervento dell’ambulanza, dei vigili del fuoco, piuttosto che il soccorso dell’Aci perché rimasti con l’auto in panne».
Il progetto “Sos Sordi” va ad aggiungersi al precedente “Un sms per la vita” che garantisce la possibilità di chiedere aiuto via telefono. Sono circa 800 le persone non udenti residenti nel Veneziano che potranno usufruire del servizio. «È un progetto che adottiamo con grande soddisfazione», ha spiegato il questore, aggiungendo anche che «saranno presto attivato dei corsi base che consenta agli operatori che lavorano sulla strada di sapersi relazionare con le persone sorde che potrebbero trovarsi anche in situazioni di pericolo, dal momento che i poliziotti potrebbero mal interpretare i loro gesti». «Per noi è un grande risultato», spiegano invece Martin e Usai «perché si parla spesso di barriere architettoniche, ma ci sono anche quelle comunicative, che con progetti come questo vengono abbattute».
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