Paritarie, iscrizioni in calo. Soffrono le parrocchiali
MESTRE. Calano gli iscritti alle scuole dell’infanzia paritarie della Federazione italiana scuole materne. In provincia di Venezia due anni fa i bambini iscritti alle strutture paritarie (associate alla Fism o di altra gestione ma comunque non statali) erano 10.921.
Nell’anno scolastico appena concluso il calo è stato evidente, con 154 scuole dell’infanzia paritarie aperte, 461 sezioni e 10.502 alunni, circa 68 alunni per scuola e 23 per sezione, con un calo di 419 bambini, il 4 per cento in meno. Il trend, stando a quanto riferisce la Fism provinciale, il prossimo anno scolastico vedrà un ulteriore calo del 6%. «La situazione non è affatto semplice, ma ci sono diverse chiavi di lettura per fare il quadro della situazione», sostiene Stefano Cecchin, presidente regionale e provinciale per Venezia della Fism. «Si parte da un calo demografico evidente che si fa sentire a tutti i livelli, ma anche dalla cosiddetta immigrazione di ritorno. In poche parole le famiglie immigrate in Italia dall’area balcanica durante e dopo la guerra negli anni Novanta, da noi hanno lavorato, si sono messe da parte un po’ di soldi, e ora che la situazione generale nei Paesi di provenienza va migliorando, tornano a casa. In Italia ci sono arrivate con figli piccoli o tanti sono nati qui, hanno frequentato le nostre scuole, ma ora i nuovi nati rientreranno nella penisola balcanica e quindi mancherà una forte componente in tal senso».
C’è poi anche un altro aspetto non di poco conto, ed è il costo delle rete scolastiche. Se nella scuola statale questo non esiste, in quelle comunali è la metà di quello che le famiglie devono affrontare per sfruttare i servizi delle altre paritarie, come quelle della Fism.
«Nelle scuole comunali l’unico costo è rappresentato dai buoni pasto, indicativamente tra 80 e 90 euro al mese», aggiunge Cecchin, «nelle altre paritarie si va dai 150 ai 180 euro al mese. Con la crisi economica in atto, o le famiglie in cui magari lavora un solo genitore, inevitabilmente in molti affidano i figli ai nonni o al genitore a casa, e non frequentano i primi passi della scuola dell’infanzia. Chi può, quindi, resta a casa. Cosa poter fare per invertire la rotta? Lo Stato è il solo a poter intervenire, e servirebbe quindi un nuovo finanziamento visto che Comune e Regione hanno la coperta corta. Servirebbe almeno il doppio dei 200 milioni annui stanziati per il Fondo nazionale per le scuole dell’infanzia, e in questo modo si potrebbe abbattere di due terzi il peso delle rette per le famiglie».
Ma se in ambito Fism calano gli iscritti al prossimo anno scolastico, per le scuole gestite dal Comune di Venezia la situazione appare migliore, come emerso già nelle scorse settimane. Alla scadenza dei termini, infatti, sono stati 454 i nuovi iscritti rispetto ai 415 dello scorso anno (+9%), invertendo un trend che durava da anni. Un dato ancor più significativo se si considera che nel 2015, anno di nascita dei bambini neo iscritti, c’è stato rispetto al 2014 un calo demografico del 4%. «L’aumento delle richieste di iscrizioni», dice l’assessore Paolo Romor, «dimostra che le famiglie apprezzano il nostro servizio educativo» . —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia