«Parevano uomini distinti poi le minacce e la pistola»

Non dimenticheranno mai quella pistola puntata in faccia, ma ora prevale il sollievo di essere sane e salve. Violento, improvviso e surreale. Sono queste le prime parole pronunciate dalla store manager Silvia Fabris e dalla sales assistant Daniela Fabris per descrivere quanto successo all’interno della gioielleria Rocca 1794 del Gruppo Damiani venerdì, quando le due donne si sono ritrovate di fronte due banditi spregiudicati.
Una volta entrati nella boutique, uno dei due ha estratto una pistola e ha minacciato le commesse, senza successo. Silvia Fabris è riuscita a buttarsi sulla porta a vetro del negozio, attirando l’attenzione di un cliente del Quadri. «Ho agito d’istinto, senza domandarmi se fosse giusto», racconta la donna, «È stato un attimo: quando mi sono buttata sulla porta, ho incrociato lo sguardo di un signore fuori, poi uno dei due banditi mi ha spinta verso l’interno del negozio e ho sbattuto il fianco destro su un tavolo, senza cadere». A quel punto però i malviventi si accorgono che il piano sta andando a rotoli. Così aprono la porta e scappano. «Solo allora», prosegue, «abbiamo visto il fumo che inondava la piazza». La store manager ha chiamato immediatamente il 113. «Sono arrivati subito», ricordano le dipendenti, «Vogliamo ringraziare le forze dell’ordine, il personale del Quadri che ci ha portato subito una camomilla e chi ci ha sostenute».
Sono le 13 di venerdì 17 quando Silvia Fabris, veneziana di Cannaregio, e Daniela Fabris, trevigiana di Trevignano, stanno guardando insieme alcune cose al computer della gioielleria. Sono da sole perché il terzo collega, Alberto Seno, ha il giorno di riposo. A un certo punto un signore suona il campanello. «Era un uomo distinto», raccontano, «Indossava un abito scuro, grigio o marrone, indossava la coppola e un paio di occhiali neri. Avrà avuto sui 30-35 anni». Daniela si avvicina e apre la porta. Lui entra e sorride gentilmente, andando verso il centro del negozio dove c’è Silvia ad attenderli. Dopo di lui sbuca un altro signore, vestito in modo elegante con un abito molto scuro, forse nero. Non appena il secondo uomo entra, quello con la coppola cambia espressione del volto ed estrae una pistola. Daniela viene spinta bruscamente indietro e rimane in piedi pietrificata. Le due vengono minacciate in italiano.
«Non abbiamo avuto il tempo di capire se avevano un accento straniero», affermano, «Dopo però ci hanno detto in un inglese scorretto get off, get off, per dirci di metterci a terra». A Silvia viene chiesto di aprire la porta. L’uomo senza pistola vuole mettere una rivista tra l’anta e l’infisso, forse per evitare che la porta si blocchi in caso di allarme. Quell’attimo però è fatale. Nonostante la pistola puntata, Silvia coglie quell’istante per battere i pugni sul vetro nel tentativo di dare l’allarme. Fuori c’è un cliente del Quadri: «Quando ho visto che i nostri sguardi si sono incrociati», prosegue la donna, «Ho capito che il signore aveva intuito che qualcosa non andava, ma sono stata spinta verso l’interno e ho sbattuto l’anca».
I due banditi si accorgono che il piano sta andando a rotoli, si dicono qualcosa e fuggono. Silvia si accerta che la collega stia bene e chiama il 113. «Abbiamo ancora dei vuoti di memoria su alcuni momenti perché tutto è durato pochissimo», spiegano, «Sembrava una scena surreale. Il signore che è entrato per primo era distinto e sorrideva, ma in un attimo si è trasformato, ha cambiato faccia e personalità e ci ha puntato la pistola». Le due donne preferiscono non rivelare il tipo di minacce subite. «Non riuscivo a muovermi», ricorda Daniela, «Avevo vicino a me l’uomo con la pistola. Avrei voluto aiutare Silvia, ma non sapevo come. Devo a lei la mia salvezza, è stata coraggiosissima».
Per tutto il pomeriggio le due dipendenti hanno visionato le telecamere, poi alla sera sono tornate a casa. Daniela ha affrontato il viaggio verso la Marca ancora sconvolta da quanto accaduto. Silvia si è fatta una doccia e poi ha cenato. Nessuna delle due è riuscita a dormire, ma entrambe si sono presentate puntuali ieri ad aprire il negozio dove lavorano insieme da alcuni anni. Ieri c’era il collega Seno e il clima è tornato più sereno. «Bisogna andare avanti», concludono, «Per fortuna siamo qui. Poteva andare molto peggio».
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