Parco Vega: “mega bando” per salvarlo dal fallimento

Sarà il terzo tentativo di vendita previsto dal concordato che scade a fine luglio. Il Comune prevede di alienare anche altri due edifici 

PORTO MARGHERA. L’ultima “spiaggia” per rientrare dai 15 milioni di euro di debiti (9 milioni dovuti alle banche e 4 ai fornitori) e dissolvere il fantasma del fallimento è nuovo “mega bando” per la vendita in blocco o per porzioni, di aree ed edifici della società Parco tecnologico e scientifico, Vega scarl, di cui il Comune di Venezia è socio di maggioranza (con il 55,63 % delle quote), attraverso la controllata Ive srl.

Un piano ambizioso. Si tratta del terzo bando, dopo i primi due andati a vuoto che il commissario liquidatore giudiziale, Paolo Marchiori e l’advaisor Andrea Silipo contano di pubblicare entro il prossimo luglio (mese in cui scade, il giorno 28, il termine della procedura di concordato omologata dal tribunale di Venezia nel 2014), nella speranza che la possibilità di vendere in blocco le aree Vega 1 e 2, insieme ai lotti 3 di Immobiliare Complessi e 4 della Docks srl della famiglie Olivetti e Camerino, nell’ambito del vecchio piano di valorizzazione di tutto il waterfront lagunare di Porto Marghera.

Un piano ambizioso, rimasto, almeno fino ad oggi, sulla carta, che si sviluppa a ridosso della Macroisola della Prima Zona Industriale dove potrebbe sorgere la nuova stazione marittima per i croceristi e l’area dei Pili dove il sindaco Luigi Brugnaro, che è proprietario dell’area attraverso la società “Porta di Venezia”, sogna di vedere costruito il palasport per la Reyer basket, di proprietà dello stesso sindaco, una darsena e altri edifici ricettivi .

Il nuovo bando. L’obbiettivo del terzo bando è di riuscire a vendere entro il 2018 gran parte dei cespiti della società Parco Vega Scarl, principalmente immobiliari, per ricavare i 15 milioni di euro necessari a soddisfare integralmente i creditori in esecuzione del piano di concordato.

La sostanziale differenza con i due primi bandi è che questa volta si punta a vendere con un “ bando internazionale aperto” non solo l’area del Vega 1 in blocco – 80 mila metri quadrati dei quali 40 mila edificati e il resto di aree calpestabili – , insieme alla porzione di 8 ettari dell’adiacente Vega 2 rimasta dopo la vendita degli altri 5 ettari a Condotte Immobiliare spa, che ci ha costruito il Pala Expo, per la strepitosa cifra di 25 milioni di euro che ha sbaragliato l’offerta di 20 milioni di euro, avanzata dalla società Nova Marghera spa, di Adriana Marinese, ora fallita.

In sostanza, oltre alla porzione del Vega 2 e agli edifici Aurigia e parte del Lybra, già oggetto dei precedenti bandi, saranno messi in vendita anche la torre Hammond restaurata e gli edifici Pegaso 2 e Porta dell’Innovazione (affittati all’università di Ca’ Foscari), anch’essi di proprietà del Comune che li ha dato in concessione alla società controllata Parco Vega Scarl.

La delibera della Giunta. La Giunta comunale, infatti, ha approvato il 15 maggio scorso approvato una apposita delibera che autorizza la vendita «ma solo ed esclusivamente nel caso in cui vi sia la vendita di tutti i beni immobili di proprietà di Vega Scarl, nell’ambito della procedura posta in essere dal liquidatore giudiziale» di altri due immobili del Parco Vega di proprietà diretta del Comune di Venezia per creare «maggiori probabilità di esisto positivo della vendita stessa».

Si tratta degli edifici attualmente affittati, nella quasi totalità dall’Università di Ca’ Foscari: l’edificio Pegaso 2 (3.431.000 di euro, al lordo dell’indennizzo di 620.000 a Vega Scarl per la realizzazione dell’immobile stesso) e l’edificio Porta dell’Innovazione (2.201.000 euro). Nella delibera si ricorda che Vega Scarl ha sottoscritto una serie di contratti con Ca’ Foscari (che insieme hanno convenuto di eseguire interventi di adeguamento funzionale per un valore di 215.000) per l’utilizzo degli spazi dell’edificio Porta dell’Innovazione, con l’impegno del Comune di Venezia «ad inserire nell’eventuale contratto di vendita dell’immobile a terzi, delle clausole tali da garantire alla stessa Università il diritto di utilizzare gli spazi fino alla naturale scadenza della concessione previsa il 31 dicembre del 2023».

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