Parco tecnologico Vega di Marghera, si va verso l’asta

L’offerta del fondo israeliano interessato non è arrivata, ora si procede con la gara. Il liquidatore: «Cambiare le destinazioni d’uso»

Francesco Furlan
Il centro Vega a Marghera, sede di diversi uffici e attività
Il centro Vega a Marghera, sede di diversi uffici e attività

Parco tecnologico Vega, tempo scaduto. E tutto da rifare, o quasi. Non è arrivata, alla data del 31 gennaio, l’offerta vincolante del fondo israeliano Truyoins Ventures, che aveva annunciato un iniziale investimento di 40 milioni di euro per prendere in gestione l’intero parco tecnologico scientifico e trasformare il Vega in uno spazio per start up legate alla nano-tecnologia, al settore biomedicale e biotech. Un corteggiamento iniziato nell’estate del 2020.

«A questo punto non possiamo più aspettare», commenta il commissario liquidatore del Vega, il commercialista Paolo Marchiori, «e non essendo intervenuta l’offerta nei tempi ragionevolmente prospettati a suo tempo, dobbiamo procedere con la gara almeno che non intervengano novità nei prossimi giorni».

Una gara alla quale potrà comunque partecipare anche il fondo Truyoins Ventures ma che non sarà più disegnata sulla base della manifestazione di interesse che avrebbe dovuto formulare il fondo.

Nel bando non ci sarà, per esempio, l’edificio “Porta dell’innovazione” che ospita Ca’ Foscari e il CMCC, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, il più grande centro accademico di ricerca sui cambiamenti climatici in Italia. «In un certo senso non cambia nulla», aggiunge il liquidatore, «perché se il Fondo è ancora interessato all’investimento potrà partecipare alla gara e poi, eventualmente, trattare l’acquisto di “Porta dell’Innovazione” direttamente dal Comune».

Ma è chiaro che se la società israeliana avesse voluto confermare l’interesse espresso negli ultimi mesi, avrebbe già bussato alla porta del commissario liquidatore.

Il nuovo bando di gara sarà pronto a fine febbraio, dopo un passaggio con il comitato dei creditori per “tagliare” il prezzo di vendita degli immobili dopo che anche l’ultima asta era andata deserta. Il valore degli immobili in vendita nell’asta del 2019 era di 14 milioni e 385 mila euro.

In quell’occasione il padiglione Antares venne acquistato per 750 mila euro da Alpenite e la Torre Hammon, per 720 mila euro, dalla società E-Ambiente fondata da Gabriella Chiellino.

Un passaggio dovrà esserci anche in comune per ritoccare all’ingiù il prezzo della metà dell’edificio Pegaso 2, di proprietà del Comune ma compreso nel pacchetto di vendita. La società di gestione del Vega è in concordato preventivo dal 2013.

E la vendita degli immobili serve a saldare i creditori. I debiti sono di circa 15 milioni di euro, nei confronti di istituti di credito e fornitori, accumulati soprattutto tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Con ogni probabilità l’asta sarà con una doppia formula: pacchetto intero o spezzatino.

«Potrebbe essere utile per attrarre investitori», riflette il liquidatore Marchiori, «cambiare le destinazioni d’uso, come del resto è previsto dal Pat, anche se per questa zona il piano degli interventi prevede solo destinazioni compatibili con il parco tecnologico. Se in trent’anni le cose non stanno marciando come dovrebbero, forse una riflessione andrebbe fatta. C’è un disallineamento tra i documenti strategici, come il Pat, e gli strumenti normativi, come il Piano degli interventi».

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