Paratoie del Mose, oggi le prove. Le grandi "dighe" alzate una alla volta
VENEZIA. Il momento forse non è dei migliori. La crisi, gli arresti per mafia che hanno toccato anche i tecnici della Fip di Padova, l’azienda che ha costruito le cerniere. E poi, il cinquantenario della tragedia del Vajont, diga perfetta costruita sotto la frana. Le indagini della Finanza che continuano, le richieste di «trasparenza» e gli antichi oppositori che riprendono fiato. Per il Mose, progetto da 6 miliardi di euro che dovrebbe salvare Venezia dalle acque alte, la fine dei lavori è ancora lontana. Ma a dieci anni dalla prima pietra – posta nel 2003 da Silvio Berlusconi – si è arrivati al punto. Quasi ultimati gli interventi preliminari, le dighe foranee, gli scavi e le trincee. Sono finiti anche i cassoni in calcestruzzo, le gigantesche basi che dovranno sostenere le 78 paratoie nelle tre bocche di porto. Adesso tocca al «software»: le prime quattro paratoie in acciaio (venti metri per trenta, spesse quasi cinque metri) sono state calate sui fondali della bocca di Lido, lato Treporti. Le «prove in bianco» sono cominciate a giugno.
E al primo esperimento, per la verità, una delle paratoie ha fatto cilecca. «Problemi dell’aria compressa, abbiamo provveduto», diceva allora il Consorzio Venezia Nuova. Adesso le prove sono quasi finite, e il pool di imprese responsabile del progetto Mose ha deciso di mostrarle al mondo. Oggi giornata in laguna per centinaia di giornalisti, imbarcati alla Marittima su una motonave che li porterà prima a Malomocco a visitare il cantiere dove sono stati costruiti i cassoni. Undici blocchi in calcestruzzo da 22 mila tonnellate, grandi come un condominio di dieci piani, lunghi fino a 50 metri e larghi 26. Saranno «varati» nei prossimi mesi, trainati e affondati alle bocche di porto di Lido e poi di Malamocco. Il cantiere di Santa Maria del Mare ha ospitato per quasi dicei anni le lavorazioni dei megacassoni, per questo il Consorzio è finito anche nel mirino dell’Unione europa.
Diapositive e conferenze a bordo per istruire chi il Mose non sa nemmeno cosa sia. Poi alle 14.30, alla presenza del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, del sindaco Giorgio Orsoni, del presidente della Regione Luca Zaia, la prova di sollevamento. I tecnici premeranno il bottone e le paratoie si alzeranno, una alla volta. È prevista pioggia, ma il cielo non preoccupa i progettisti che intendono mostrare al mondo l’orgoglio di un’opera «tutta italiana» e la loro estraneità alle recenti vicende giudiziarie. In molti, consiglieri e senatori, hanno rifiutato l’invito. «Prima di serimonie di questo tipo», dicono, «occorre dare risposte ai dubbi tecnici sollevati dagli esperti sul funzionamento delle paratoie». I dubbi degli ingegneri come Lorenzo Fellin, esperto idraulico che si era dimesso dopo aver criticato le modalità di costruzione delle cerniere. O quelli della società di ingegneria Principia. Contatta dal Comune (giunta Cacciari) nel 2008 aveva scritto che in caso di eventi estremi (scirocco e mare agitato) le paratoie non danno garanzia. Dubbi espressi molti anni prima dal cinese Chang Mei nel parere dei cinque esperti internazionali che avevano promosso (con riserva) il progetto preliminare del Mose.
«Tutto superato», assicurano i tecnici del Consorzio. La «parata» di oggi e il giro in laguna – già organizzato altre volte alla presenza di ministri e governatori – hanno prima di tutto lo scopo di inaugurare il «nuovo corso» del Consorzio. I padri del progetto – l’ingegnere Mazzacurati e Piergiorgio Baita – non sono nemmeno stati invitati. Quasi una presa di distanza da una storia cominciata oltre trent’anni fa. E adesso forse vicina al suo epilogo.
Il consorzio Venezia Nuova: "Nessun dubbio che funzionerà". «Non abbiamo dubbi sul fatto che le paratoie del Mose tengano il sistema». Lo assicura il direttore generale del Consorzio Venezia Nuova Hermes Redi che oggi ha illustrato a un centinaio di giornalisti la prima movimentazione reale di 4 paratoie del Mose. «Oggi - ha aggiunto - assisteremo per la prima volta a un comportamento di sistema. Non abbiamo dubbi sul funzionamento, sono 25 anni che studiamo su modelli di varie scale. L’esecuzione dei lavori smentisce ogni polemica, problemi dal punto vista progettuale non ne abbiamo».
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