Papa Francesco telefona a un padre costretto al lavoro domenicale
MESTRE. «Non voglio crescere con i nonni, vedere gli altri bambini che vanno al parco con i genitori e diventare grande senza la presenza di mamma e papà durante le feste». È rimasto colpito dalla lettera di un bimbo di sette anni papa Francesco, mischiata tra le moltissime testimonianze che gli sono state consegnate il 4 ottobre ad Assisi, dagli “schiavi” del commercio che non ci stanno a passare la vita dietro un bancone per un misero stipendio.
Tra tante, lui ha letto quella del bambino, che frequenta la seconda elementare di una scuola del Veneziano. Il Pontefice ha sentito il bisogno di prendere il telefono e chiamare il papà, rappresentante del gruppo "Domenica No Grazie" che quel giorno, fatalità ha voluto che gli avesse consegnato la lettera, all’interno di un pacco di tante altre ed assieme al libro di Tiziana D’Andrea, la commessa trevigiana che come lui non si è arresa. Alle 11.37 del mattino di qualche giorno fa è squillato il telefono a casa dell’uomo, che lavora in un grande centro commerciale della provincia veneziana. «Ero in camera da letto, ho risposto al cellulare», racconta, «quel giorno era un martedì e fatalità di martedì non lavoro. Mi hanno chiesto di dire le mie generalità, se ero proprio io la persona che cercavano, si sono qualificati, era il Vaticano. Mi hano pregato di rimanere in linea, che avrei avuto una piacevole sorpresa. Appena pronunciate queste parole, mi è venuto un groppo alla gola, ho iniziato a balbettare perché non capivo più nulla, ho sentito la voce del Papa e sono rimasto impietrito, è un’emozione indescrivibile quando accade davvero».
Come tutte le persone che vengono contattate da Bergoglio, mantiene il riserbo più stretto sulla conversazione, estremamente privata ed individuale, di cui però racconta il senso e il contenuto: «Abbiamo parlato della famiglia, è questo che interessa a papa Francesco del contesto della nostra battaglia contro il lavoro nei giorni festivi, lui è rimasto colpito dalla lettera di miglio figlio, molto toccante, dove dice che la domenica va a messa, vede gli altri bambini con i genitori e lui invece no e ci rimane male, gli altri vanno al parco e lui no. Una lettera semplice, di un bimbo». Prosegue: «Il Papa mi ha detto di non demoralizzarmi, di avere fede, di credere in Dio e di pregare Gesù Cristo, di non abbattersi perché se si prega intensamente, ci sono sempre degli sbocchi e lui è vicino alle famiglie». Prosegue: «Quando sono andato ad Assisi in rappresentanza dei lavoratori a portare le lettere, ad un certo punto in mezzo alla folla, la papa mobile ha rallentato, ho alzato mio figlio e lui ha lo accarezzato. È stata una coincidenza. Dopo la telefonata pensavo che non fosse vero, d’altronde c’ero solo io, non ci sono testimoni, anche mia moglie all’inizio pensava che fosse uno scherzo. Il Papa si è dimostrato la persona semplice che è». Insomma, quel “buon giorno sono papa Francesco”, lo ricorderà per sempre.
Successivamente il lavoratore è stato contattato dal Vaticano: «Mi hanno assicurato che l’ufficio di competenza si sta muovendo con il Governo italiano per trovare una rapida soluzione per non compromettere le famiglie e il commercio». Il gruppo Domenica No Grazie del Veneto che si è unito al più grande Movimento che riunisce i comitati delle varie regioni, sta cercando in tutti i modi di sensibilizzare il Governo. È stata chiesta un’udienza proprio al Pontefice, ma si attendono conferme.
A settembre il Papa ha mandato tramite il parroco di Carpenedo dei soldi ad una signora derubata in autobus, ad ottobre ha donato 200 euro ad un senzatetto di Marghera. Ora le commesse sanno che il pontefice sta dalla parte della famiglia ed è contro il consumismo a tutti i costi.
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