Papa Francesco durante l’Angelus «Ringrazio i pellegrini veneziani»

Cinquecento fedeli hanno assistito alla solenne cerimonia in piazza San Pietro dopo la veglia di sabato Monsignor Orlando Barbaro: «Occasione indimenticabile con un solo nemico imprevisto, il caldo»
Di Nadia De Lazzari

«Saluto con affetto tutti i pellegrini presenti, in particolare quelli del Patriarcato di Venezia». Si è concluso così, con le parole di Papa Francesco all'Angelus l'indimenticabile pellegrinaggio del cinquecento veneziani. Sono commossi e orgogliosi di quel vescovo di Roma. Dalla piazza di San Pietro, cuore pulsante della cristianità, e davanti a migliaia di persone il Santo Padre li ha nominati, tutti, e ha nominato la loro città, Venezia. E via con calorosi battimani. Anche il patriarca Moraglia, stretto intorno ai suoi fedeli lagunari, ha applaudito. Forte, forte.

Al mattino, nella basilica di San Pietro, durante la celebrazione eucaristica, il presule aveva osservato: «Il nostro pellegrinaggio giunge al culmine presso la tomba dell'apostolo Pietro. Per la Chiesa di Venezia è un momento di gioia e di crescita. Ricordo i sacerdoti veneziani, quelli che non sono potuti venire e quelli malati, e il Seminario patriarcale». Subito ha aggiunto: «La Provvidenza ha voluto che la veglia decisa dal Santo Padre coincidesse con la conclusione nell'Anno della Fede del nostro pellegrinaggio».

Sul dono della pace il pastore Francesco ha detto: «Il Papa ha richiamato al bene della pace. L'uomo è custode del proprio fratello. Dobbiamo ritornare nelle nostre case e parrocchie cambiati, con lo sguardo rivolto all'essenziale».

Poi il Patriarca è sceso in piazza San Pietro. L'appuntamento con i veneziani era vicino all'obelisco. È stato un bagno di folla, di fedeli nostrani e stranieri. Quella fascia e quel copricapo rossi non sono passati inosservati. Tutti gli chiedevano fotografie, benedizioni, anche di rosari. Qualcuno, durante l'Angelus, con gesti d'affetto lo ha protetto dal sole cocente con ombrellini rosa e rossi. Lui ha sorriso e teso le mani a tutti. E tutti lo ringraziavano.

Sandra Longo, Maria Chiara Leoldo, Floriana Artusi, Marilina Moschini, Barbara Levorato, Valter Rampazzo, Bianca Marchetti di Mira: «Sono stati tre giorni impegnativi ma li ripeteremo subito. Se in parrocchia ci chiederanno alcune testimonianze siamo pronti a farle. La veglia, non prevista, è stata toccante».

Tra i partecipanti anche il padre somasco Ottaviano Bolis, parroco di Altobello: «Siamo qui per riconfermare la nostra fede. C'è bisogno di fiducia e di serenità. La veglia è stata vissuta in modo sobrio, raccolto, intenso».

Sorride e si asciuga il sudore monsignor Orlando Barbaro, organizzatore del pellegrinaggio: «Abbiamo avuto un cattivo alleato, il caldo. Non l'avevo previsto». Sulla testa indossa un simpatico copricapo creato con un fazzoletto. Qualcuno gli ha allungato anche un ventaglio. Sorridono in piazza San Pietro.

Anche suor Rosetta di Mestre dell'ordine delle Dorotee si è avvicinata al prelato: «Guardi me come sono conciata. Se mi vede la madre superiora...». Al collo ha due pass, uno giallo e uno rosso, in testa il suo velo e un cappellino blu. L'atmosfera è festosa. All'improvviso sul davanzale papale viene steso un drappo porpora.

Appare il vescovo di Roma. Saluta: «Buongiorno». Si eleva il suo grido contro le armi. La guerra incombe, anche la pace incombe. E da ora di più, con il popolo della speranza, 100mila persone, con bibbie e corani. Poi il saluto affettuoso ai pellegrini veneziani. Il Papa se ne va. I veneziani raggianti raggiungono il Patriarca: «Quando è previsto il prossimo pellegrinaggio?».

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