Paolo Longhin stroncato dal Covid a 57 anni: bottega del Baccalà di Venezia in lutto

Longhin non aveva alcun problema di salute. «Nella mia famiglia si sono ammalati mio nonno e altri familiari, ma dopo due settimane sono tutti guariti». Il racconto del figlio Edoardo di 23 anni che, con il fratello Lorenzo di 20, gestisce il negozio nel Sotoportego dei do Mori 

VENEZIA. Il coronavirus si è portato via Paolo Longhin, miranese di 57 anni, proprietario della bottega Baccalà Veneto a Rialto e rugbista dell’Armata Brancaleon.

Longhin non aveva alcun problema di salute. «Nella mia famiglia si sono ammalati mio nonno e altri familiari, ma dopo due settimane sono tutti guariti» racconta il figlio Edoardo di 23 anni che, con il fratello Lorenzo di 20, gestisce il negozio molto frequentato nel Sotoportego dei do Mori «Per questo mio papà pensava che sarebbe guarito e scherzava con noi come ha sempre fatto perché tra le sue caratteristiche più belle c’era quella di prendere la vita sempre con un sorriso».

Longhin nasce a Torino e torna a Mirano, nella terra dei suoi bisnonni, a due anni. Si diploma come geometra, ma nella vita fa di tutto.

«Era una persona che, come un vulcano, produceva idee continuamente» racconta il figlio, «L’idea per esempio della bottega di baccalà era sua perché, nonostante Querini lo avesse portato qui, non c’erano negozi solo di baccalà in tutta Venezia. Poi con noi figli abbiamo concretizzato il progetto, avviato l’11 luglio 2019».

Non è stato facile perché prima l’acqua alta e poi il Covid-19 hanno rallentato l’attività che comunque si è creata nel giro di poco tempo tanti clienti affezionati. Prima della bottega era stato ideatore del locale con coni di frittura da asporto Acqua e Mais a San Polo. Insomma, la creatività di Longhin non si fermava mai. «La gentilezza era tra le sue più belle caratteristiche» ricorda Vittorio Pavan a nome di tutta la squadra di rugby degli old, l’Armata Brancaleon. «Era un vero gentiluomo».

Longhin si era ammalato il 22 dicembre e il 28 aveva chiamato il 118. «Ci hanno detto che poteva restare a casa» racconta Edoardo. «Poi il primo gennaio lo hanno portato all’ospedale di Dolo e, nel giro di qualche giorno, è peggiorato». Longhin lascia i figli, la moglie Prisca e la mamma Gabriella. I funerali saranno venerdì alle 10,15 nella chiesa di San Leopoldo Mandich. «Porteremo avanti noi figli la bottega. Sarà un modo per sentirlo sempre vicino». —

Vera Mantengoli
 

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