Panificio sempre aperto da oltre quindici anni
CAORLE. Hanno superato i 5600 giorni di lavoro ininterrotto, cioè oltre quindici anni, senza mai un giorno di chiusura. Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto: sempre aperti, tutti i giorni per servire i residenti e i turisti. La famiglia Schiavon ha aperto un forno in corso Chiggiato a Caorle, zona Falconera, nel 2000 e da allora ci sono sempre stati con il pane, i dolci, anche verdura e gastronomia.
Altro che tenacia e assiduità dei negozianti cinesi. C’è anche questa famiglia jesolana, caorlotta d’adozione, con il capostipite Remo Schiavon, ex macellaio, a contendere qualsiasi primato nel lavoro. Nel 2000 lui e il figlio Roberto hanno pensato di cambiare settore. Hanno investito a Caorle, si sono indebitati per aprire un’attività del tutto nuova. Oggi sono ben avviati, pur con tanti sacrifici. C’è anche mamma Dora Giacchetto, poi la compagna di Roberto, Antonella, e un panettiere, Emanuele “Lele” Martinazzi che è ormai come uno di famiglia.
«Quando abbiamo sentito che c’erano commercianti in Italia che avevano aperto attività per 2 mila giorni di seguito», dice Roberto, «abbiamo pensato che in fondo noi avevamo più che raddoppiato il record. Siamo a oltre 5600 giorni dal 2000 a oggi. Noi ci siamo stabiliti qui a Caorle, ma mio papà arriva in auto da Jesolo tutte le mattine all’alba». Vacanze mai, solo qualche giorno per prendere respiro e organizzandosi ovviamente con i turni. Ma nessuno si rammarica per questo o ha rimpianti. «Abbiamo iniziato da zero», ricorda Roberto, «un settore completamente nuovo per noi. Tanti sacrifici, investimenti, debiti. Non potevamo permetterci di perdere un giorno e così abbiamo fatto, anche perché ormai siamo un punto di riferimento per i cittadini, poi per i turisti. È anche una bella soddisfazione personale. E poi è importante capire che nella vita il lavoro è importante e per avere, per crescere, bisogna impegnarsi sempre tutti i giorni dell’anno. Solo con il sacrificio si può capire cosa sia la felicità. A volte ci prendono in giro, perché anche tanti negozianti cinesi, arrivati in questi anni a investire sul litorale, non chiudono mai. «E allora noi ci siamo», concludono sorridenti, «come e più di loro perché noi italiani e veneti non possiamo perdere la piazza».
Giovanni Cagnassi
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