Panevin: polveri sottili alle stelle

Dopo il rito tradizionale di "bruciare la vecia",  pm 10 e pm 2,5 superano i limiti di oltre cinque volte. Scoppia la polemica: «Si difendono le tradizioni mettendo a rischio la salute»
Il panevin a Noale (Foto Gimmy Sarraggiotto)
Il panevin a Noale (Foto Gimmy Sarraggiotto)

VENEZIA e PROVINCIA. Valori del Pm10 alle stelle, aria irrespirabile, occhi che bruciano e fastidio alla gola. È il risultato della prima serata di panevin, quella più gettonata per bruciare la vecia, perché ieri pomeriggio il rito si è replicato anche se in misura minore. In tutta la Città metropolitana assieme al fumo che saliva dalle pire, si solo levate anche le polemiche.

Tutti a postare i valori impazziti delle polveri sottili nella propria frazione o comune e c’è persino chi - possedendo le proprie centraline - ha rilevato in autonomia le concentrazioni. Centro storico di Venezia, Mestre e terraferma, le centraline hanno segnato valori altissimi ovunque. I dati peggiori rimangono quelli della Bissuola, anche se il record, nel territorio veneziano, è da assegnare a Portogruaro, dove il Pm 2,5 ha toccato quota 311 microgrammo per metro cubo.

COME PREVISTO

A protestare l’Assemblea permanente contro il rischio chimico: «In concomitanza con l’accensione dei panevin i valori di polveri sottili sono passati da 72 microgrammi del giorno 5 gennaio a oltre 230 nel giorno dell’Epifania, quasi cinque volte il limite di legge dei 50 microgrammi. Un vero attacco alla salute pubblica, che costringerà migliaia di cittadini per giorni interi a respirare sostanze cancerogene, frutto della combustione incompleta di biomasse vegetali».

E ancora: «Tutto questo si poteva evitare se il Comune di Venezia e la Regione avessero stabilito norme severe, tipo restrizioni del numero dei falò e controlli sui materiali bruciati, come i comitati ambientali avevano richiesto. La salvaguardia delle tradizioni non può avvenire a discapito della salute. Aver concesso una deroga che dà il via libera all’accensione indiscriminata dei falò la dice lunga sulla poca attenzione che Regione e Comuni hanno alla lotta contro le polveri sottili. Sebbene il 2018 sia stato meno inquinato del 2017 Venezia si riconferma una delle città più inquinate d’Italia con il doppio dei 35 giorni concessi per legge. Questo dovrebbe portare i nostri amministratori a una revisione del Piano di risanamento dell’Aria dell’area Metropolitana, inadeguato a sostenere l’emergenza sanitaria attuale essendo privo di misure strutturali di disinquinamento aria».

GOVERNARE IL FENOMENO

«Ci sono stati diversi fattori concomitanti», spiega Valerio Zoggia, delegato all’Ambiente della Città metropolitana, «la bassa pressione e l’assenza di vento hanno accentuato il fenomeno. Quella delle pire è una tradizione che per fortuna pian piano sta scomparendo. In molti comuni, ad esempio il mio, si sta cercando di sensibilizzare la gente e convincerla a organizzarne uno o due panevin per tutta la città. Penso che entro un anno o due, speriamo meno, vengano concentrati, ma serve un’opera di convinzione perché siamo di fronte a una tradizione antica che si tramanda di padre in figlio». Chiude: «Più che far prendere ai comuni singoli decisioni impopolari però, sarebbe opportuno che i paletti si mettessero a livello nazionale e sovra regionale, perché se li vietiamo a San Donà ma li fanno a Jesolo poco cambia».

EVITARE IL “FAI DA TE”

«In situazioni così difficili», spiega il presidente di Marghera, Gianfranco Bettin, «bisognerebbe organizzarsi in modo da contenere i danni e l’impatto, cosa che non è stata fatta al di là di dare qualche consiglio “acqua fresca”». Ci sono poi panevin e panevin. «A Catene la vecia viene bruciata in modo esemplare, il materiale è certificato, senza schifezze dentro. Se proprio non vogliamo rinunciare alla tradizione, almeno organizziamola bene e in pochi limitati punti, per evitare il “fai da te”. Dobbiamo governare fenomeni che lasciati a se stessi si aggravano, dare linee guida, limitarne il numero e fare controlli». —


 

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