«Panchine e senza tetto, falsa soluzione»
Destra e sinistra criticano il Comune per aver tolto i due sedili usati dai clochard
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P- IL LUOGO DOVE SONO STATE TOLTE LE PANCHINE NEI PRESSI DELL'OSPEDALE
SAN DONÀ. Senzatetto in centro, Fratelli d’Italia chiede un’ordinanza severa. La decisione della giunta di togliere le panchine vicino all’ospedale ha sollevato un’appassionata discussione con le opposizioni a criticare il “sorpasso a destra della Lega”. Di questo tenore gli interventi di Anna Maria Babbo di Scegli Civica e del vice presaidente della giunta regionale, Gianluca Forcolin.
«I senzatetto lasciavano a terra e sulle due panchine di tutto, borse, coperte», ricorda Andrea Marin di FdI, «e facevano i bisogni lì sul posto, o comunque in bella vista. I vigili oltre a fare i controlli non hanno potuto allontanarli. Per fronteggiare la situazione il Comune ha adottato la soluzione più semplice: togliere le panchine. Idea che in primo luogo non va di certo a risolvere il problema, dato che i due senzatetto si sono già spostati di panchina, e in più una soluzione poco rispettosa nei confronti dei sandonatesi, che hanno il diritto di poter riavere le panchine. Per prevenire queste spiacevoli situazioni di degrado sociale», conclude, «serve un’ordinanza di divieto assoluto, giorno e notte, di dormire o bivaccare su strade e panchine, per questione di “ordine e decoro”, ma anche di sicurezza per i cittadini. Un’azione che serve a non lasciare scivolare il centro città, ma anche la periferia nel degrado e nell’insicurezza».
Interviene anche Sinistra Italiana: «Trevisiol ha deciso la rimozione delle panchine, ma un’analoga scelta dell’allora sindaco di Treviso, Gentilini, determinò la giusta sollevazione della sinistra. Cosa è cambiato da allora? Ora è giusto rimuovere le panchine per poter cosi anche rimuovere i poveri? Non è la prima volta che il vice sindaco si distingue per queste uscite di stampo più leghista e di destra che di centro sinistra. Ricordiamo le sue uscite circa il rifiuto a celebrare le unioni civili o altre ancora in relazione alla sicurezza».
Giovanni Cagnassi
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