Pan esce dal carcere, domiciliari a Enna
Dopo 2 anni, 9 mesi e 19 giorni di carcere, Luca Keke Pan ha lasciato il carcere: i giudici del Riesame, infatti - presidente Angelo Risi - gli hanno concesso gli arresti domiciliari, a casa di un conoscente a Enna, accogliendo l’istanza avanzata dal suo avvocato difensore Guido Galletti. Così, dopo aver di fatto scontato metà della sua pena, l’ex “re di via Piave” è uscito dalla sua cella del carcere di Tolmezzo: a luglio, i giudici della Corte d'assise d'appello di Venezia (presidente Daniela Perdibon) l’avevano condannato a 5 anni e mezzo di reclusione, riducendogli di 2 anni e 2 mesi la pena inflittagli dal Tribunale di Venezia in primo grado. I reati contestati a Pan erano quelli di associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e intestazione fittizia di beni immobili, mobili e società: per anni aveva trasformato via Piave nel suo regno, tra bordelli, appartamenti in affitto, uffici dove gestiva - con complici a loro volta condannati - i traffici sui permessi di soggiorno pilotati.
La Corte d’Appello, in ogni caso, ha anche confermato la confisca dei beni sequestrati all’uomo: un patrimonio del valore di 3 milioni di euro, che è stato affidato in amministrazione straordinaria al commercialista mestrino Danilo Capone, in attesa che la sentenza diventi definitiva, a fronte di un eventuale ricorso in Cassazione. Se dieci immobili inizialmente sequestrati, nel tempo, sono stati restituiti ai proprietari che li avevano affittati a Keke Pan senza sapere del loro utilizzo criminoso, 23 immobili - tra appartamenti e negozi: 13 per i quali si è concluso l’iter di confisca e 10 per i quali è ancora in corso - sono attualmente dati in affitto al Comune di Venezia, sulla base della norma che ha creato l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati alle mafie e alle organizzazioni criminali.
«Si tratta di un esempio di applicazione della norma in modo virtuoso, fruttuoso per la collettività», commenta l’amministratore straordinario Danilo Capone, «perché è stato sottratto al malaffare un compendio, che ora viene gestito d’intesa con le istituzioni, con una ricaduta anche sulla riqualificazione dell’area di via Piave. Il lavoro in sinergia è stato importante perché c’è stato un convergere di interessi della gestione e delle istituzioni, seguendo procedure nuove per Venezia». Il Comune ha un contratto per la gestione dei beni, di 120 mila euro l’anno a fronte di 600 mila euro di lavori di ristrutturazione, per ospitarvi uffici delle Politiche sociali, iniziando dal Centro Anti Tratta e, in prospettiva, di alloggi per padri separati in difficoltà. A lavori ultimati e trasloco pronto, venti giorni fa si era tutto fermato temendo una restituzione dei beni a Keke Pan, che in realtà non c’è. L’Appello ha confermato la confisca: i 23 beni sono nella sua disponibilità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia