Effetto Palude sul regolamento del Comune di Venezia: norme più severe per i dirigenti
Le opposizioni accusano l’amministrazione di «atteggiamento intimidatorio» per la blacklist degli oppositori: «Inaccettabile l’esistenza della lista dei critici verso la giunta Brugnaro»

Incontri di lavoro da svolgere unicamente nelle sedi ufficiali del Comune, delle partecipate o nei sopralluoghi, l’istituzione di un’agenda digitale degli incontri con i portatori d’interesse, l’abilitazione di cartelle condivise perché direttori e dirigenti abbiano la massima conoscenza di quello che accade nella propria area.
È l’«effetto Palude» sul piano triennale anticorruzione del Comune 2025-2027, approvato in Giunta lo scorso dicembre, e illustrato ieri in commissione consiliare. Ma, prima di discutere di anticorruzione, i consiglieri di opposizione hanno portato in aula il caso “black list”, la lista sequestrata nell’ambito dell’inchiesta Palude dallo studio comunale in viale Ancona del vice capo di gabinetto Derek Donadini, con schedati i contestatori del sindaco Luigi Brugnaro.
La richiesta unanime dagli scranni dell’opposizione è che il sindaco risponda in commissione. «Siamo sottoposti al vaglio delle nostre opinioni e rischiamo di essere intimiditi o siamo garantiti nel nostro ruolo?», esordisce il consigliere Gianfranco Bettin (Verde Progressista), «vorrei che dedicassimo una seduta specifica a questa pratica intimidatoria, che solo chi ha le spalle coperte può affrontare. Ho subito decine di querele, vorrei sapere se siamo in questa situazione: non ho paura di nessuno e ho una struttura nazionale che mi sostiene, ma per attivisti e persone normali cambia tutto».
Scagliata la prima pietra, anche Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) si lancia sulla questione lista nera.
«I legali del sindaco dichiarano alla Nuova Venezia che ci saranno possibili querele a fine mandato, qui stiamo bullizzando una città intera, è inaccettabile», dichiara Gasparinetti, «con una minaccia falsa e spuntata, perché i termini per le querele in ambito penale sono di tre mesi».
In evidenza, c’è il fatto che la lista sia stata trovata in uffici comunali. «C’è molto da chiarire, anche sul personale impiegato, ma ribadiamo questo modo subdolo di minaccia evidente», sottolinea la dem Monica Sambo, «questa vicenda va chiarita in consiglio. Questo clima così avvelenato fa male alla città e, di fatto, nulla è stato negato rispetto al dossieraggio».
Le richieste dei consiglieri d’opposizione si concretizzano in un’interrogazione, di cui è prima firmataria Sambo, che chiede al sindaco di rispondere in commissione: se esiste tale lista e su quale mandato abbia agito il vice capo di gabinetto, quali risorse sono state impiegate. «Il tema è emerso sulla stampa, tralascio come sia pervenuta la lista, ma capisco le preoccupazioni emerse dalle parti politiche», afferma il capogruppo fucsia Alessio De Rossi, «non ricordo però una simile levata di scudi quando durante la trattazione della torre Setten per le vie erano stati appesi i volti di tutti i consiglieri di municipalità che avevano votato il parere a quella delibera. Basterebbe anche chiedere scusa, ogni tanto».
Il consigliere chiede anche che venga dato un chiarimento ai quesiti posti da Bettin. «La maggioranza cerca di sminuire, parlando di appunti», interviene il capogruppo dem Giuseppe Saccà, «questa schedatura massiccia si inserisce nel modus agendi del sindaco e della maggioranza, in cui la volgarità dell’utilizzo del potere va oltre qualsiasi etica politica». Su questo, alza la mano Francesco Zingarlini (FdI): «Saccà cita la maggioranza tutta che porta avanti atti intimidatori, non dico siano ingiurie ma parole poco gentili. Come gruppo consiliare, ci riteniamo offesi».
A riportare il dibattito sull’anticorruzione, è la consigliera fucsia Giorgia Pea: «Di che cosa stiamo parlando? Non vi seguo, ero all’estero... all’ordine del giorno c’è altro». Ed ecco le novità, illustrate dai tecnici Maria Teresa Asteria e Raffaele Pace. «Tra le più incisive, c’è l’agenda digitale», sottolinea Asteria.
«Dopo le indagini, è stata verificata l’attività degli ultimi tre anni e il riesame di tutte le pratica», afferma Asteria, «non sono emerse violazioni significative del piano anticorruzione. Ogni sei mesi ricontrolliamo le misure, ora per talune è previsto trimestrale proprio in relazione alla situazione».
Attenzione, le misure in atto riguardano i funzionari e la parte amministrativa della macchina comunale, non quella politica. Anche perché non c’è legislazione in merito a livello nazionale. «Rispetto alle questioni stigmatizzate prima (la lista nera, ndr), a noi non ris
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia