Palloncini e tante lacrime per “Santi”
NOALE. La pioggia lava quella piccola bara bianca sopra la quale ci sono due cinture di karate: quella gialla conseguita domenica scorsa e quella nera che tanto voleva conquistare. Il vento si è portato via le decine di palloncini bianchi liberati sul sagrato di Moniego dai bambini. E tante lacrime, lasciate scorrere sui visi di piccoli, giovani e adulti. Ieri l’intero il paese ha voluto salutare Santiago Berto, il piccolo di 8 anni morto lunedì in un incidente stradale a Briana.
Chiesa gremita. In almeno 1500 hanno partecipato alle esequie; chiesa troppo piccola per accogliere tutti: ce ne sarebbero servite almeno due. Nonostante il vento e la pioggia, a tratti incessanti, nessuno ha voluto mancare, in un pomeriggio denso di commozione a partire dai sacerdoti. Già mezz’ora prima dell’arrivo del feretro, entrare in chiesa era impossibile. C’erano i sacerdoti di ieri e di oggi, i compagni di scuola, i rappresentanti del Comune, i vigili del fuoco, schierati nel sagrato, visto che lo zio del bimbo è un volontario di Mirano. E poi insegnanti, maestre, genitori, colleghi, anche quelli di mamma Sabina, che avrebbero voluto essere di più ma l’apertura pomeridiana non è slittata come sperato. Le offerte raccolte andranno alla missione in Kenya, seguita dai genitori di Santiago.
Palloncini. L’ipotesi di lanciarli al termine della celebrazione si era fatta strada durante la settimana. Il maltempo non ha frenato questo desiderio. Così, nel silenzio generale e con centinaia di ombrelli aperti, decine di palloncini bianchi sono volati in cielo, omaggio a Santiago.
Omelia. Don Francesco Guarise, parroco di Moniego, si è commosso. A tratti si sentiva che faticava a parlare; i Berto li conosce bene, Santiago anche. E raccontare la sua vita non è stato facile: troppo forte il magone. «Ogni cammino inizia da uno sguardo» inizia il sacerdote «e ora penso alla prima volta che Stefano e Sabina (i genitori ndr) hanno visto Santiago. Le tre esse: Stefano, Sabina e Santiago, un’unica grande famiglia, capace di colmare di gioia il cuore dei parenti e della comunità. Bisognava fare festa e anch’io ho partecipato al lieto evento». Poi don Francesco ricorda Santiago. «Con i suoi occhi vivaci, scuri e la sua personalità» aggiunge «ci ha conquistati tutti subito: dall’asilo alla scuola, dalle suore agli insegnanti, dai catechisti ai bambini e alle tante persone. Con pazienza e amore è stato aiutato a immergersi nella nuova vita. Ricordo il suo battesimo, quando diceva “No acqua, no acqua”. Poi con i braccioli sei entrato nella piscina e hai affrontato la paura. La sua morte ci ha sconvolti. Perché Signore? Dov’era il tuo angelo custode lunedì scorso? La risposta è nella Trinità divina. Tutti abbiamo pregato di più, anche per gli altri coinvolti nell’incidente. Qualcuno ha aiutato ad assistere il nonno materno all’ospedale. Oggi celebriamo la Pasqua di Santiago. Ogni giorno chiedevi alla mamma se ti voleva bene e al papà se era contento di te. Sì Santi, ti vogliamo bene e siamo contenti di te».
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