Palla ovale e kimono, “Bero” Schiavon racconta il Giappone

MIRA. La sfida più difficile, per ora, è quella per il visto. Ma è roba da nulla per Veronica Schiavon, un ostacolo da affrontare per realizzare un grande sogno. La giocatrice della Nazionale femminile di rugby, infatti, sta vivendo un'esperienza speciale in Giappone, paese che ama, del quale conosce lingua e cultura. Se la convocazione ufficiale per il Sei Nazioni riporta ancora LMD Riviera come società di appartenenza, infatti, da quattro mesi e mezzo Veronica è una giocatrice delle Phoenix, squadra di rugby a sette di Tokyo.
Una scelta quella della Schiavon non puramente sportiva, il suo sogno infatti è quello di stabilirsi in terra nipponica. E al momento a darle pensiero più che i rimbalzi strani dell'ovale sono le questioni burocratiche. «In Giappone non è facile ottenere il visto sportivo», racconta la giocatrice, «la società ha fatto tutto il possibile ma non c'è stato niente da fare. L'unica strada, quindi, è ottenere un visto normale, che permette la permanenza nel paese. Per fare questo devo trovare un lavoro, al momento sono alla ricerca». Veronica è tornata in Italia il 29 gennaio, tempo di assorbire la botta del jet lag e di fare un allenamento con le vecchie compagne del Riviera e poi via, di nuovo in viaggio per raggiungere il raduno della Nazionale.
«Dal punto di vista formale sono ancora una giocatrice Lmd», spiega Veronica, «e gioco con le Phoenix grazie a un nulla osta. Mi piace molto il Giappone, ero già stata lì più volte in passato ma mai per un periodo così lungo. Stavolta, infatti, sono stata lontana dall'Italia quattro mesi e mezzo. Nostalgia? Qualche volta sì, ma non mi pento della decisione. La scelta di trasferirmi, infatti, non è sportiva ma di vita». A dirla tutta infatti il livello rugbistico del Giappone non è eccelso per ciò che riguarda il settore femminile.
Se il ranking maschile della Irb pone i nipponici davanti all'Italia di tre posizioni (11' contro 14' posto) tra le donne il movimento è ancora a stato embrionale. «Di fatto non esiste l'attività a 15», spiega, «le squadre sono veramente poche, ho avuto modo di fare un allenamento con la rappresentativa della zona dove vivo ma niente più. Stanno puntando, piuttosto, sull'attività a sette, l'obiettivo evidente è quello delle olimpiadi brasiliane del 2016. Manca ancora un campionato, di fatto ci sono una serie di tornei ma non si può ancora parlare di un'attività costante. Il livello tecnico, ovviamente, ne risente, per questo motivo guardano all'Italia come a una realtà rugbistica avanzata. C'è da dire, però, che in corso un programma di sviluppo capillare, che parte dalle ragazzine delle elementari. Per il momento, però, se si vuole fare un'esperienza rugbistica all'estero per crescere è ancora meglio scegliere Inghilterra o Francia».
La distanza tra Italia e Giappone non è solo fatta di migliaia di chilometri ma anche di abitudini e comportamenti. «Conosco il paese», spiega Schiavon, «ma qualche volta anche io resto stupita. Nel rugby giapponese, ad esempio, non esiste un vero e proprio terzo tempo, giusto un'oretta insieme e poi tutti a festeggiare per conto proprio. Si beve birra come in Italia, certo, ma nessuno sotto i 20 anni, limite di legge per il consumo di alcolici. La nostra lingua? Mi scappa qualcosa quando sono arrabbiata, poi c'è la curiosità delle mie compagne di squadra che mi chiedono come si dicono alcune cose. Il mio nome? Hanno deciso di accorciarlo in Vero, di fatto però io sono Bero».

Le scheda. Temibile e precisa mediana di apertura
Veronica Schiavon è un autentico simbolo del rugby femminile. Nata il 24 luglio del 1982 in una famiglia che più “ovale” non si può (il papà Mario è allenatore, la sorella Valentina è stata pure giocatrice della Nazionale ed è tuttora uno dei punti di riferimento del Riviera targato Lmd) in azzurro ha collezionato oltre 70 caps, tanto che al momento è la giocatrice più esperta dell'Italdonne. Originaria di Maserada, Veronica si è messa in luce però a Mira: con il Riviera, infatti, ha conquistato sei scudetti (il primo nel 2003/04, l'ultimo nel 2012/13) diventando una delle più temibili e precise mediane di apertura. Da subito punto di riferimento in Nazionale, è stata tra le protagoniste della prima storica vittoria italiana contro la Scozia a Mira nel 2008. Laureata in Giapponese, prima di questa esperienza nel paese del Sol Levante aveva già giocato all'estero per un anno in Inghilterra. Nel 2014, infine, nell’ambito della prima edizione di Rugby Ladies Club Award è stata proclamata giocatrice dell'anno per il 2013.
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