Paline in plastica riciclata, via libera del Magistrato alle Acque

Entro un mese la firma con i tre tipi ammessi. «In primavera le autorizzazioni». Resta il divieto nelle zone di pregio, ma Canal Grande e San Marco sono già pieni di pali in “Pet”

VENEZIA. Entro un mese la “chiusura della pratica” e per la primavera le autorizzazioni a piantare le paline d’ormeggio “ecologiche”. Dopo vent’anni di attesa e decine di migliaia di alberi dati in pasto alle teredini si sta per concludere la vicenda delle paline non di legno in laguna.

«Entro un mese noi chiudiamo la pratica assieme alla Soprintendenza e firmiamo», spiega l’ingegnere Valerio Volpe, responsabile dell’Ufficio salvaguardia di Venezia del Magistrato alla Acque. Gli esami e le analisi svolte nei laboratori di Arpav e Cnr hanno quindi dato esisto positivo stabilendo che tre tipi di paline non di legno non provocano danni all’ecosistema lagunare più di quanto li provochino le paline ottenute abbattendo alberi.

La vicenda era stata portata all’attenzione dopo le prime paline in plastica riciclata (Pet) prodotte dalla ditta Albertini, con tanto di certificazione di esami di atossicità delle componenti impiegate, un prodotto richiesto in tutta la laguna da possessori di natanti di ogni tipo dopo che le teredini, piccoli molluschi bivalvi che si nutrono di legno, avevano avuto un exploit, acuitosi poi, secondo molti, con gli scavi alle bocche di porto. «Negli ultimi cinque anni una palina del diametro di 12 centimetri, cioè quella che quando ho inziato a pescare durava tre anni, non dura più di sei mesi», spiega Ferruccio Busetto, decano dei pescatori di laguna pellestrinotti. Il risultato è che il ricambio delle paline ma soprattutto quello delle bricole, cioè i gruppi di tre pali per la segnalazione dei canali, era diventato da una parte un business milionario per le otto imprese che riforniscono la laguna, dall’altra un incubo ecologico per l’enorme richiesta di alberi da trasformare in pali: in laguna sono infissi 50 mila pali e un numero 10 volte superiore di paline.

Il Comune era corso ai ripari e nel 2010 il Consiglio aveva approvato il nuovo “Regolamento per la circolazione acquea”, che all’articolo 4, comma 4 recita: “Le paline e pali d’ormeggio negli spazi e specchi acquei devono essere ritti e di legno o di altro materiale approvato dal Comune”. L’ultima riga è però diventata l’incubo di chi ha una concessione acquea. Dal 2010 a oggi, infatti, tutti hanno atteso che il Magistrato alle Acque recepisse le indicazioni della Soprintendenza e soprattutto ricevesse le analisi degli esperti incaricati di stabilire le tipologie “non di legno” ammissibili. Nel frattempo, secondo i maligni, il Comune ha trovato un modo di fare cassa, inviando i vigili a multare tutte le paline non di legno. Ora l’attesa durata 20 anni è finita.

«Abbiamo ammesso 3 tipologie non in legno», spiega l’ingegner Volpe, «cioè il Pet, la guaina termosaldata e la resina plastica». Ma attenzione: tutte le zone di pregio dovranno avere paline in legno. «Su indicazione della Soprintendenza», continua Volpe, «paline non di legno saranno vietate davanti, dietro o di lato a tutti i palazzi notificati, con zona di rispetto di 15 metri a destra e sinistra dell’immobile». Esclusa quindi l’intera area Marciana così come il Canal Grande, il Bacino, le Zattere e San Giorgio e ovunque vi siano zone di pregio, sia architettonico che paesaggistico o storico. In realtà basta fare un giro in rio della Canonica, dietro la Basilica, addirittura davanti a Palazzo Ducale e ai più bei palazzi del Canal Grande per vedere “selve” di pali in plastica, piantati dai gondolieri o da concessionari “furbetti”. Ora però, con le disposizioni della Soprintendenza, sarà fatto ordine. «Su questo punto niente sconti», spiegano alla polizia municipale, «è bene che i concessionari di spazi acquei sappiano che l’uso di paline non di legno in zona proibita porterà alla multa e all’ordine di sostituzione. E se l’ordine non sarà eseguito sarà automatica la revoca delle concessione». Ma per tutti gli altri, il 99%, migliaia e migliaia di concessionari sarà invece la fine di un incubo, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto per la navigazione. Gli incidenti, alcuni anche mortali, causati da naufragi provocati da paline alla deriva, infatti, non si contano più. La loro sostituzione aumenterà la sicurezza.

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