Palazzo d’oro alla Regione, adesso indaga la Corte dei conti

L'affare dell'immobile ex Ferrovie: il tribunale contabile apre un fascicolo anche sulle consulenze del presidente dell’Ater Alberto Mazzonetto

VENEZIA. Dopo la magistratura penale, anche la Procura della Corte dei conti ha deciso di accendere i riflettori sulla compravendita dell’ex palazzo compartimentale delle Ferrovie a Santa Lucia, acquistato nel 2007 dalla Regione Veneto per farne la sua nuova sede, pagando 64,9 milioni per i 19.250 metri del palazzo restaurato e 4,6 per 2 mila metri di magazzini retrostanti. Fu un prezzo equo o vi fu danno erariale, si domanda ora la Corte dei conti?

A vendere i livelli superiori del palazzo (tenendo per sé piano terra e primo piano, per farne una galleria commerciale) è stata Grandi Stazioni, con la mediazione di Gian Michele Gambato, manager pubblico da 100 mila euro l’anno come presidente della Servizi Territoriali Ferroviari (società al 99,83% della Regione Veneto, per tramite di Veneto Sviluppo, braccio operativo dell’assessorato ai Trasporti), ma anche titolare con la moglie della «Emmegi consulting», che trattò l’affare del palazzo veneziano. In cambio - secondo quanto ricostruito dai carabinieri del nucleo di Pg della Procura della Repubblica e dichiarato da Grandi stazioni - avrebbe incassato una parcella da 1,6 milioni di euro (200 mila dei quali relativi al contratto di affitto tra Grandi Stazioni e la Regione, che precedette l’acquisto).

C’è stato danno erariale in quella chiacchierata compravendita pagata decine di milioni di euro? E, se sì, a chi è imputabile?

All’origine degli accertamenti ora decisi dalla Corte dei Conti - il fascicolo è affidato al vice procuratore Giancarlo di Maio - c’è la stratosferica differenza tra la stima iniziale sul valore dell’intero immobile e il prezzo finale pagato dalla Regione per i piani superiori: l’edificio è stato, infatti, ceduto nel 2001 da Ferrovie dello Stato a Grandi Stazioni per 35 miliardi di lire, nell’ambito della cessione di un imponente blocco di immobili, per poi raddoppiare di prezzo nell’arco di 6 anni, pur a fronte di lavori di ristrutturazione. L’indagine contabile dovrà far anche chiarezza sulla legittimità o meno della parcella milionaria pagata da Grandi Stazioni a Gambato, manager pubblico e al contempo privato immobiliarista, con gran fiuto per gli affari.

A segnalare la questione alla Corte dei Conti, è stata la Procura generale.

Un caso sul quale sta indagando per truffa aggravata la Procura di Roma - sulla base di una denuncia della stessa Grandi Stazioni, contro i suoi precedenti amministratori - e per qualche tempo anche la Procura di Venezia: nei giorni scorsi, il pm Federico Bressan ha però inviato ai colleghi romani «per competenza territoriale» il proprio fascicolo «K», formalmente ancora senza ipotesi di reato, nonostante la corposa indagine dei carabinieri del nucleo di Pg che avevano ipotizzato il reato di concussione.

Un’altra indagine contabile vede la Regione come possibile parte lesa: quella sulla gestione dell’Ater di Venezia da parte del presidente Alberto Mazzonetto, sul cui operato ha aperto un’indagine interna la stessa Regione. Nei giorni scorsi, il procuratore regionale Scarano ha assegnato al procuratore Mingarelli un fascicolo per verificare se vi sia stato o meno spreco di danaro pubblico nelle consulenze esterne ad architetti, commercialisti, giornalisti, come pure dalla delibera per le celebrazioni del centenario dell’ex Ipab o nella sospensione del direttore dell’azienda per divergenze di gestione.

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