Palazzo delle Zattere quattro piani e 2 mila metri d’arte

È il palazzo che non c’era, lo spazio espositivo dove non si pagherà mai il biglietto d’ingresso, i quattro piani di terrazzo alla veneziana che accoglieranno artisti contemporanei, affermati ma anche emergenti, con incursioni nella musica e nella danza, tra i video e dentro il flusso del divenire, coinvolgendo gli studenti di Ca’ Foscari e quelli delle scuole.
L’ex sede dell’Autorità Portuale si presenta alla città con il nome di Palazzo delle Zattere, l’insegna a caratteri maiuscoli della V-A-C Foundation di Mosca e l’obiettivo di diventare uno spazio internazionale per «superare le barriere nazionaliste e aprire nuove opportunità di dialogo tra gli artisti di tutto il mondo, offrendo loro una piattaforma dove produrre e mostrare il proprio lavoro» come ha spiegato il direttore Teresa Iarocci Mavica.
Duemila metri quadrati di superficie, un investimento di quattro milioni di euro, un accordo con il Porto per una gestione di 18 anni più 18, un anno di lavori a cura dello studio di architettura Alessandro Pedron-Maria Pia La Tegola (con l’impresa Erre Costruzioni srl e Cecchinato impianti) e l’edificio è diventato un’altra cosa.
Costruito intorno al 1850, senza particolari pregi architettonici ma compensato dal dialogo con il dirimpettaio Molino Stucky e la vista da Porto Marghera a San Giorgio, grazie all’intervento di restauro il palazzotto ha svelato - o valorizzato - decori insospettabili. Un grande arco di mattoni a piano terra in quella che era la stanza della centralina termica; una colonna dietro la centrale elettrica; il cielo azzurro di un affresco al primo piano; il bel pavimento nella Sala del consiglio; ma anche il giardino retrostante che, da ruvida selva, diventerà uno spazio verde con caffetteria aperto a tutti.
La riconversione da uffici a sede espositiva dell’istituzione fondata a Mosca nel 2009 da Leonid Mikhelson ha comportato la creazione di una grande scala di ferro e vetro che è l’asse intorno al quale ruota l’edificio. Intorno alla scala le sale ancora vuote inondate di luce, le finestre in legno di larice, le pareti bianche e un soffitto prodigioso sotto il quale - in un’intercapedine alta appena quindici centimetri - sono stati sistemati l’impianto d’aria, quello antincendio e quello elettrico, con un sistema di luci “wall wash”, cioè in grado di bagnare il muro di luce, creato appositamente da Guzzini.
«Un risultato che, da un lato mantiene e valorizza un bene pubblico e un palazzo storico cittadino, e dall’altro è un esempio di risposta concreta ai bisogni della città» ha detto il presidente dell’Autorità Portuale Pino Musolino.
Per vedere anche il contenuto, tuttavia, bisognerà aspettare la settimana della Biennale quando mezza Mosca arriverà in laguna per l’inaugurazione della prima mostra dal titolo beneaugurale “Space Force Construction”.
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