Palazzo della stazione: quei 600 mila euro alla consulente-fantasma

La compravendita dell'edificio finito alla Regione Veneto. Nessuna traccia nelle delibere della maxi-parcella versata a Gambato

VENEZIA. Gian Michele Gambato non è persona sprovveduta. Se ha fatto l’intermediario nell’affare del “palazzo ex Compartimentale” di fondamenta Santa Lucia, aveva il placet di molti e le scelte che appaiono ora assai discutibili sono state avallate da altri. E’ persona navigata il presidente di Unindustria Rovigo e di Sistemi Territoriali Ferroviari. A chi, come gli inquirenti, chiede conto di quei seicentomila euro di spese sostenute dalla sua “Emmegi Consulting” nell’affare, Gambato spiega che sono soldi versati ad una persona, ex dipendente di “Grandi Stazioni” che lo ha aiutato nel condurre in porto l’affare. In sostanza la mediazione che ufficialmente non compare in nessun atto di Regione e “Grandi Stazioni”, costa a Gambato la metà di quanto riceve per la trattativa. Questa cifra viene scritta nel bilancio della società di Gambato e della moglie, accanto alla generica voce “spese”. Agli inquirenti Gambato racconta che ad aiutarlo sarebbe stata una donna di Roma ex dipendente di “Grandi Stazioni”. Interessante è sapere se la signora ha dichiarato al Fisco questo denaro. Ma anche questo è uno dei misteri della vendita del “palazzo d’oro”.

Sta di fatto che da alcuni anni, ben prima della nuova indagine romana per truffa che gira attorno alla figura di Massimo Caputi ex ad di “Grandi Stazioni”, due Procure indagano su questo affare. Se a Venezia il sostituto Federico Bressan da tempo ha ricevuto una relazione dei carabinieri che ravvisano il reato di concussione, a Roma gli inquirenti hanno messo il naso sull’affare dopo una denuncia per truffa presentata proprio da “Grandi Stazioni” quando diventa Ad Fabio Battaggia. Al nuovo amministratore delegato non sfugge che quell’affare puzza lontano un miglio. Infatti non viene trovata nessuna delibera del Consiglio di Amministrazione relativo alla spesa di un milione e quattrocentomila euro, sostenuta dalla società per avvalersi di “Emmegi Consulting”, a scopo di mediazione. Il nuovo Ad, nel 2008, chiede un parere all’avvocato Emilio Ricci di Roma. In ben tre pareri il legale evidenzia diverse anomalie e puntualizza: “...la modalità di identificazione della società di consulenza e di conferimento dell’incarico, l’avvicendarsi dei rapporti spesso non formalizzati a livello nazionale, il mancato rispetto di procedure e di norme di legge, la presenza di dichiarazioni in contrasto con il reale svolgimento dei fatti, documentano una serie di gravi anomalie nel procedimento di formazione della volontà di Grandi Stazioni e potrebbero integrare l’ipotesi di reato di truffa aggravata, individuando la condotta delittuosa nella simulazione di una presunta consulenza immobiliare documentalmente comprovata unicamente dal carteggio intervenuto tra l’ingegnere Aliotti (uomo a suo tempo vicino a Caputi ndr) e la Emmegi Consulting e della quale tuttavia non vi è ulteriore traccia agli atti, né nel preliminare di compravendita, nè nella delibera del CdA di Grandi Stazioni e neppure nell’articolata delibera della Giunta della Regione Veneto, con la quale si approva l’operazione di compravendita”. Parere che finisce nella denuncia per truffa, presentata a Roma.

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