«Palais Lumière, sei mesi per il parere ambientale»

Basilicati deciso ad andare avanti con il progetto, ma i tempi si allungano «In attesa della Via chiediamo di firmare l’accordo di programma con i vari enti»
Di Francesco Furlan

«Non abbiamo cambiato idea, realizzare il Palais resta tra i nostri obiettivi, anche se per l’ok definitivo bisognerà attendere i sei mesi per il parere ambientale della Regione». Lo dice Rodrigo Basilicati, il nipote di Pierre Cardin e il progettista che sta portando avanti l’iter per la realizzazione della torre di 250 metri prevista a Marghera. A dicembre è stata posta la prima firma sull’Accordo di programma con gli enti locali, il 7 marzo la commissione regionale Vas (Valutazione ambientale strategica) si è espressa sull’intervento ritenendo necessario, considerata il grado di approfondimento del progetto, una parere anche della commissione Via (Valutazione impatto ambientale).

Ingegnere Basilicati, sono passati tre mesi e non risulta che voi proponenti abbiate presentato l’istanza per la procedura.

«Proprio alcuni giorni fa sono stato in Regione per capire: l’approfondimento Via allungherà i tempi per l’ok definitivo al progetto di altri sei mesi, ma come proponenti capiamo la volontà della Regione di approfondire tutti gli aspetti legati all’impatto ambientale. E questo ci tutelerà da eventuali ricorsi o opposizioni. Non abbiamo ancora presentato l’istanza perché aspettiamo la firma definitiva dell’accordo di programma, che può arrivare anche prima del parere ambientale».

Sarebbe però una firma senza troppo valore, perché il rilascio dei permessi di costruire è vincolato al parere via.

«È vero, perché il parere Via sarà l’ok definitivo, ma la firma dell’accordo ci permetterebbe di dimostrare che c’è, da parte di tutti, l’intenzione di andare avanti con il progetto».

C’è chi sostiene che l’operazione Lumière sia una strategia di marketing per sfruttare la visibilità di Venezia e vendere il progetto altrove. Lei stesso ha detto che Rio de Janiero e Macao hanno già manifestato interesse.

«So che in molti lo pensano, ma non è così. Il Palais era nato come un progetto da proporre sul mercato. Poi Cardin ha pensato di realizzarlo in proprio, e di farlo a Venezia, la città che ama».

Questo rallentamento di sei mesi che conseguenze avrà sui tempi di realizzazione?

«L’unico problema è legato ai preliminari di acquisto che abbiamo firmato con cinque proprietari, e che sono in scadenza a fine mese. Ho già scritto a tutti chiedendo una proroga del diritto di recesso. Per ciò che riguarda i tempi, questi sei mesi ci sarebbero comunque serviti per affinare il piano finanziario».

Avete i soldi per realizzare l’intervento?

«Stiamo lavorando con grandi istituti di credito, come la Bank of China, che si è detta interessata all’intervento. E la società di consulenza Kpmg ha già promosso il nostro piano finanziario».

Dovete anche acquistare i terreni del Comune sui cui sorgerà l’opera.

«Stiamo trattando. Oggi, con i contratti preliminari, abbiamo il 51% dei terreni. Con quelli comunali andremo a quasi l’80%. Stiamo trattando per il preliminare, ma è chiaro che il saldo arriverà solo quando arriverà l’ok al progetto, e questo vale per tutti i terreni. Non possiamo rischiare di buttare via i soldi, nel caso, che comunque riteniamo improbabile, che la Via bocci il Palais Lumière».

A sostegno del progetto è nato un comitato ma sono molte anche le voci contrarie. Perché secondo lei?

«Vorrei capirlo anch’io. Incontrare queste persone che contestano il progetto sostenendo che deturperà Venezia, quando si tratta invece di un progetto di riqualificazione. Vorrei convincerle, ma temo che sia tempo sprecato, perché le motivazioni, soprattutto delle contestazioni che arrivano dai salotti romani, hanno ben altri motivi».

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