Padre separato: «Sono disperato»
Separato dalla moglie, si sfoga su Facebook e confida agli amici veri e virtuali: «Non ce la faccio più, non so davvero cosa farò». La storia di F.M. 50enne ex artigiano di San Donà accomuna molti uomini della sua generazione che hanno visto sfaldarsi i legami familiari.
Ma lui ha scritto sul suo profilo Facebook tutta la storia e con molti sottintesi ha lasciato intendere di essere arrivato al capolinea. Un social network serve anche a questo, a sfogarsi, discutere, confidare e chiedere aiuto. Chi ha letto, ha temuto il peggio, un gesto disperato. E lo ha subito contattato. Ma il problema non è risolto. Perché una buona parola, una pacca sulla spalla, non servono a molto. E anche leggere una storia commovente su un social non è la soluzione dei problemi, che poi restano. Ci vuole la famiglia, oltre agli amici, una rete di protezione sociale efficiente anche da parte del pubblico, purché nessuno ne approfitti.
Ora F.M. non ha più la forza per adempiere ai suoi doveri di padre separato, pagare gli alimenti ai tre figli per il loro mantenimento e tutto il resto. Senza lavoro da mesi, ora è anche stato contattato dal legale dell’ex moglie il quale lo avvisato che dovranno rivalersi sulla casa, in cui vive la ex con i figli e un nuovo compagno, per la quale lui deve pagare il mutuo. La sua storia ha fatto il giro della rete anche perché ha messo un po’ tutti in allarme.
Gli amici più vicini hanno cercato di aiutarlo, dove possibile, ma non è riuscito a trovare un lavoro che gli consenta in qualche modo di ripartire, anche se una buona parte dello stipendio dovrà andare in ogni caso alla ex. In questi casi subentrano la sfiducia e la depressione che sono i nemici più pericolosi.
«Le pacche sulle spalle non bastano più», dice, «ho fatto tutto per loro, i miei figli, rinunciando a tutto e perdendo tutto. Famiglia, casa, e soprattutto lavoro. Sono sempre andato avanti con il sorriso per non fare pesare ai figli nulla, o comunque il minimo possibile. L’unica cosa che ho chiesto è stata un lavoro. Solo lavorare, in qualsiasi settore. Tante promesse tanti sorrisi, ma di concreto nulla. Ora purtroppo sono stanco e non ho più voglia di lottare e sorridere».
Giovanni Cagnassi
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