Padre di tre bambini finisce sulla strada «Cerco un lavoro»
CAVARZERE. «Aiutatemi a trovare un lavoro: sono pronto a fare di tutto. Ho una moglie e tre figli di 6, 4 e 2 anni e lo sfratto in arrivo a giugno. Vorrei poter dare loro almeno una casa sicura». Gli italiani lo chiamano Giulio ma il suo vero nome è Besnik Karaj, ha 41 anni ed è arrivato in Italia, dall’Albania, nel 1997. «Credevo di venire a star meglio» dice, sorridendo solo a metà. La sua storia parte dallo sbarco a Napoli, poi i trasferimenti a Firenze, Pistoia e, infine, nel 2004, a Cavarzere. E, per quanto possa sembrare strano, qui le cose sembravano girare discretamente per Besnik. Lui faceva il ferraiolo nei cantieri, un lavoro faticoso ma di cui, forse proprio per questo, c’era bisogno. Fino al 2010 con una ditta padovana, poi con una di Jesolo, fino al 2013: dieci anni di lavoro regolare che gli avevano permesso di mettere su famiglia e guardare al futuro con una certa tranquillità, fino a quando non è arrivata la crisi, il licenziamento e l’impossibilità di trovare un altro lavoro.
Da allora Besnik vive di brevi occupazioni saltuarie e poco pagate e le condizioni di vita della famiglia sono drasticamente peggiorate. A cominciare dall’abitazione: non è più riuscito a pagare l’affitto (390 euro al mese) ed è stato sfrattato nel 2015. Non sapendo dove andare ha fatto l’errore peggiore: ha occupato una casa sfitta dell’Ater, in Villaggio della Libertà, da cui sarà sfrattato a giugno. «All’epoca avevo due bambini di 4 e 2 anni. Il terzo, un maschietto, è nato 10 giorni dopo lo sfratto: cosa potevo fare?», spiega Besnik. Cinicamente parlando, se avesse trascurato la salute di moglie e figli, avrebbe potuto restare sulla strada e il Comune, come è accaduto in altri casi, data la presenza di minori, lo avrebbe sistemato in albergo con tutta la famiglia, in attesa di altra soluzione. Invece Besnik si è fatto carico personalmente del problema e buttato giù una porta. Comodo? Non proprio: ora paga un affitto (500 euro ogni due mesi, ma qualche volta “salta”), paga la bolletta dell’Enel (che gli ha fatto l’allacciamento senza nulla chiedere) ma non paga l’acqua corrente, perché non può allacciarsi regolarmente senza il contratto d’affitto, così lui ha aperto il contatore da solo, ogni tanto glielo chiudono e lui lo riapre («Come posso stare senza acqua?»), ma, in quanto abusivo, non ha diritto a una casa popolare. Un lavoro lo potrebbe salvare, ma non lo trova.
Diego Degan
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