Padiglioni, la firma slitta È stallo all’ex Umberto I
Rinviato l’appuntamento dal notaio a causa della cessione dei crediti di Unicredit Il nuovo fondo Aurora vuole vederci chiaro. E intanto il Comune paga la pulizia
Agenzia Candussi. Padiglione Cecchini, ex Ospedale Umberto I, Mestre.
Ex Umberto I, la cessione dei padiglioni dalla Dng al Comune di Venezia è di nuovo allo stallo.
Attesa dalla scorsa primavera, la firma dal notaio per il passaggio di proprietà è di nuovo saltata. Stavolta c’è di mezzo una operazione di alta finanza: Unicredit, che è tra le banche finanziatrici, ha creato una piattaforma di investimento per la gestione di un miliardo e 400 mila euro di crediti immobiliari. Operazione che il gruppo bancario ha portato in porto con GWM, Finance Roma e Pimco. Aurora Recovery Capital (l’acronimo è Arec), società specializzata nella ristrutturazione del debito, ha preso la gestione del pacchetto che comprende l’ex Umberto I con il progetto delle torri per un distretto commerciale, appartamenti e un albergo. Banca e analisti hanno lavorato per mesi a questa operazione, nome in codice “Sandokan”. E ora Aurora vuole approfondire i dettagli dell’operazione. E così ai mestrini tocca di nuovo aspettare: si contavano i giorni per vedere il passaggio di proprietà dei padiglioni dell’ex ospedale, dopo che i consigli di amministrazione di sei istituti bancari (tra cui Unicredit, Cassa Rurale di Rovereto, Volksbank e Banca Intesa) hanno votato lo sblocco delle ipoteche, condizione obbligata per andare dal notaio (era scritto nero su bianco negli atti della giunta Orsoni) e invece l’operazione di Unicredit ha fermato di nuovo tutto. Perché lo sblocco di Unicredit ora è legato alle scelte di Aurora che avrebbe chiesto alla Reag, Real Estate Advisory Group Spa (con sedi a Milano e Padova) di analizzare l’operazione delle torri per capirne il possibile sviluppo. E la firma dal notaio slitta a data da destinarsi. Notizia che scatenerà la rabbia di chi abita a ridosso della grande area degradata che ha desertificato il centro di Mestre e che dell’alta finanza non sa molto che farsene se fatica a tenere aperta l’attività commerciale ogni santo giorno.
«Siamo in attesa che gli istituti bancari si parlino e decidano di andare dal notaio. Nel frattempo noi siamo costretti a spendere soldi per un’area non di nostra proprietà, per garantirne la pulizia viste le continue segnalazioni di ratti e sporcizia», allarga le braccia l’assessore Renato Boraso che annuncia di aver chiesto agli uffici di un intervento di pulizia e derattizzazione, previsto a giorni. Marcello Carli, presidente della Dng, si limita a rassicurare: «Si va avanti, con fatica, ma un centimetro alla volta, il traguardo non pare più lontano». Vedremo. «Il Comune si conferma inerme», polemizza Andrea Ferrazzi, capogruppo Pd, «tutti i patti pubblico-privati sono bloccati. E manca una azione sui mercati che rassereni chi vuole investire. Il Comune sia attore, non semplice spettatore».
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