“Pacco alimentare” a rischio per 300 famiglie di Chioggia
CHIOGGIA. Trecento famiglie a rischio di perdere il “pacco alimentare” mensile perché il Centro di solidarietà “Anna Dupuis” non ha un magazzino dove accumulare i generi alimentari donati. L’associazione di volontariato, che opera a Chioggia dal 1985, da anni sta chiedendo alle amministrazioni comunali uno spazio in cui poter gestire i quintali di cibo che vengono raccolti durante l’anno per aiutare le famiglie indigenti del territorio.
L’appello finora è caduto nel vuoto e ora il Centro di solidarietà fa un ultimo tentativo, rivolgendosi anche ai privati, spiegando che in caso contrario sarà costretto a interrompere l’attività di sostegno alle famiglie povere. I volontari del centro durante l’anno organizzano alcuni momenti di raccolta straordinaria di cibo a lunga conservazione. L’appuntamento più importante è quello di fine novembre con la Colletta alimentare proposta nei maggiori supermercati della città, ma esistono poi raccolte nelle scuole con “Donacibo”, nelle parrocchie e una rete di famiglie solidali che periodicamente donano. «Nella giornata nazionale della Colletta», spiega Moreno Marcon, responsabile del Banco alimentare, «coinvolgiamo migliaia di persone e decine di associazioni del territorio con le quali permane poi un rapporto di reciproco aiuto, soprattutto nel trovare insieme risposte alle incessanti richieste di lavoro, casa e cibo. Con quanto raccolto durante l’anno, ogni mese viene distribuito a 300 famiglie un pacco di generi alimentari di prima necessità». Finora i volontari hanno gestito in proprio le montagne di prodotti accumulati, ma le quantità ora richiedono degli spazi diversi.
«Ultimamente», precisa Marconi, «siamo in grosse difficoltà perché non abbiamo un magazzino per poter svolgere al meglio il lavoro di raccolta, preparazione e distribuzione del cibo. Se non riusciremo a breve a trovare un locale saremo costretti a rinunciare al contributo proveniente dalla Comunità europea (Agea) per questo genere di attività sociali. ivolgiamo il nostro appello anche agli imprenditori e ai privati per evitare di perdere quest’opera di educazione alla carità. Siamo convinti che la città risponderà al nostro appello con generosità».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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