Ovovia ferma da giugno ricambio fuori produzione
Ferma da giugno per colpa di una centralina di controllo del sistema di sicurezza, andata in tilt: un pezzo non più in produzione. Qualche giorno fa, l’azienda svizzera che la produceva - la Pilzel - ha comunicato di averne trovata una tra i residui di magazzino e ora ai Lavori pubblici del Comune ne attendono l’arrivo. Se si dovesse rompere nuovamente, bisognerà sostituire tutta la centrale di controllo dell’impianto: tutt’altra spesa rispetto ai 2 mila euro del pezzo in questione. I Lavori pubblici puntano a rimettere in funzione l’impianto per altri sei mesi di esercizio, prima di decidere se tenerlo o rottamarlo.
È l’ultima puntata della tragicommedia dell’ovovia del Ponte della Costituzione, inaugurata a novembre dell’anno scorso dopo anni di ritardo e continui intoppi nella realizzazione e collaudo del “prototipo”, con un raddoppio delle spese, a 1,8 milioni di euro. In un anno di vita è rimasta ferma per più di sei mesi: prima la navicella calda da coibentare, poi la porta d’ingresso troppo piccola per le sedie a rotelle, quindi l’acqua nel vano motori con l’ossidazione di alcune parti e il blocco-sicurezza troppo sensibile da ritarare, perché fermava l’ovovia ad ogni movimento dell’elastico ponte. Infine - a giugno - la rottura della porta (sistemata) e la centralina di controllo del sistema di sicurezza defunta.
«Trattandosi di una spesa contenuta abbiamo deciso di procedere con la sostituzione: ci eravamo dati come termine un anno di esercizio reale, prima di decidere se mantenere l’impianto in funzione o toglierlo», osserva l’architetto Franco Gazzarri, direttore tecnico dei Lavori pubblici e responsabile Eba, l’ufficio per l’abbattimento delle barriere architettoniche, che ha ereditato un intervento senza più padri: una scelta partorita ai tempi della giunta Cacciari, perché ritenuta più consona al futuribile ponte rispetto a un servoscala. Un moltiplicarsi di spese, per un progetto “zoppo”, sul quale sta indagando la pm della Corte dei Conti Chiara Imposimato.
«L’accessibilità va comunque garantita: non si può togliere l’ovovia senza aver deciso come sostituirla», osserva ancora l’architetto Gazzarri, «un’opera pubblica dev’essere accessibile. Penso servisse uno sforzo in più del progettista, per un intervento immediato all’altezza di un ponte così all’avanguardia: doveva esserlo anche nell’abbattimento delle barriere».
Intanto giovedì riprenderà il processo contabile all’architetto Santiago Calatrava e ai tre responsabili del procedimento che si susseguirono nella realizzazione dell’opera (gli ex dirigenti pubblici Scibilia, Vento e Casarin): il procuratore regionale Scarano contesta errori progettuali e di gestione della gara d’appalto, con danni all’erario per 3,8 milioni di euro.
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