Otto anni per Saverio De Martino
VENEZIA. È stato il suo legale veneziano, Renato Alberini, a volergli comunicare la notizia di persona, una volta arrivata la sentenza da Lamezia Terme. L’imprenditore Saverio De Martino, 70 anni, da venti al Lido, è stato condannato a otto anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La pena sarebbe stata ancora maggiore se la difesa non avesse optato per il rito abbreviato che garantisce uno sconto di un terzo della pena stessa. «Era incredulo, non se lo aspettava anche se lo avevamo informato delle possibili conseguenze penali della sua imputazione», chiarisce Alberini che segue il caso assieme al collega Francesco Gambardella del Foro di Lamezia Terme, «Resta comunque un uomo sereno, tranquillo, una persona scappata dalla Calabria perché aveva subìto un attentato».
La condanna di De Martino è compresa tra le 33 (di cui tre ergastoli) pronunciate dal giudice calabrese. L’operazione “Andromeda”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, risaliva al 2015. Tra gli arrestati al tempo, anche l’imprenditore trapiantato al Lido che era stato finito in manette il 14 maggio di quell’anno in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare come facente parte della ’ndrina degli Iannazzo, operativi a Lamezia Terme: l’accusa era di concorso in associazione mafiosa. La Procura ipotizzava che De Martino lavorasse per estendere i tentacoli della ’ndrangheta nel Nord Italia, e in particolare in Veneto. Il tribunale del riesame di Catanzaro lo aveva scarcerato dopo una ventina di giorni di detenzione, su istanza della difesa. «Gli elementi indiziari erano contraddittori, al massimo si può parlare di una conoscenza visto che De Martino è originario della stessa zona», chiarisce il difensore.
La Procura aveva presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del riesame, perdendo. Nel frattempo il reato era stato derubricato da concorso pieno a concorso esterno in associazione mafiosa. La difesa pensava ad un’archiviazione «non essendo emersi altri elementi», spiega Alberini, invece era arrivato prima il rinvio a giudizio e l’altra sera la condanna.
«Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza che il giudice depositerà entro 90 giorni. Contestiamo che lo stesso materiale indiziario sul quale si era basata la decisione del riesame che aveva scarcerato De Martino è stato utilizzato dal giudice per arrivare a un giudizio di colpevolezza pieno», continua Alberini, «Le accuse mosse sono contraddittorie, equivoche, evanescenti al pari del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che è difficilmente dimostrabile». Gli avvocati di De Martino annunciano comunque di voler presentare appello contro la sentenza di condanna per far cadere le accuse una dopo l’altra. (ru.b.)
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