«Otto anni difficili tra furti, rapine e aiuti alle famiglie»

Il bilancio del vicequestore aggiunto Marco Fabro che lascia il commissariato di Portogruaro per approdare a Jesolo
De Polo - Dino Tommasella - Portogruaro - Fabro Marco dirigente commissariato Portogruaro ( dall'8 gennaio sarà in forza comm. Jesolo)
De Polo - Dino Tommasella - Portogruaro - Fabro Marco dirigente commissariato Portogruaro ( dall'8 gennaio sarà in forza comm. Jesolo)
PORTOGRUARO. Tra pochi giorni il vicequestore aggiunto Marco Fabro, 52 anni, lascia il commissariato di Portogruaro per andare a lavorare da lunedì in quello di Jesolo. Sono stati 8 anni di intenso lavoro quelli del poliziotto originario di Udine, che ha fatto in modo che Portogruaro divenisse punto di riferimento sempre più importante per il rilascio dei passaporti, dei permessi di soggiorno e non ultimo per garantire la sicurezza degli eventi e la repressione del crimine.


Dottor Fabro, lei è giunto a Portogruaro nel 2009, una vita fa. Che bilancio traccia del suo lavoro nel commissariato di Borgo San Nicolò?


«È stata una bella esperienza; l’aspetto più importante nel settore dell’ordine pubblico è stata il Portogruaro in serie B. Lo stadio Mecchia è stato ristrutturato con una parte nuova di cui abbiamo seguito gli sviluppi. Poi c’è stato il passaggio dal vecchio stabile alla nuova sede del Commissariato di Portogruaro. Era il 16 giugno 2012, il giorno dell’inaugurazione. Dobbiamo ringraziare il Comune di Portogruaro. La struttura permette di lavorare ottimamente. Prima non avevamo nemmeno il parcheggio e la climatizzazione nell’ex sede non funzionava. Il salto di qualità è stato notevole».


Quali potenzialità vanta questo nostro territorio?


«Lavoriamo in un bacino di utenti potenziali di oltre 100 mila persone. Lavoriamo anche per le licenze sulle armi, compro oro, sale giochi. D’estate seguiamo le presenze degli stranieri. Qui non manca il lavoro. Devo ringraziare tutto il mio personale. Gli agenti hanno un elevato senso del dovere che permette di risolvere tanti problemi. I carichi di lavoro sono notevoli».


Quante persone lavorano all’interno del commissariato di Portogruaro?


«Sono 35 più un dipendente civile. Attualmente siamo a regime sulla media di un commissariato di tale importanza. I carichi di lavoro sono sempre elevati, e il personale deve dare il massimo».


Il Commissariato di Polizia a Portogruaro è a rischio?


«Sono valutazioni tecniche che non spettano a me ma al Ministero dell’Interno. Per quello che vedo io con questo bacino di utenza, con le spiagge questo territorio rappresenta un punto strategico. Portogruaro è uno snodo fondamentale e non per nulla ci sono Polfer, Polstrada, una compagnia carabinieri e un’ottima squadra di Guardia di finanza».


La Polizia di Portogruaro ha scoperto, per prima, anche una ramificazione della rotta balcanica sui migranti, quando nel 2016 un uomo venne ritrovato morto in un treno cargo che raggiunse l’interporto portogruarese. Ci fu più di un soccorso. Cosa ricorda di quei drammatici momenti?


«Fu tutto difficile. Abbiamo trovato persone in grave difficoltà. Abbiamo dovuto fare fronte all’aspetto umano per ricostruirlo. Poi abbiamo dovuto lavorare sull’aspetto fisico e sanitario di queste persone; infine sull’aspetto penale. Ora non so per quale motivo questi viaggi della speranza non si sono verificati più. Credo si sia sparsa la voce dell’alto rischio di questi viaggi. I treni cargo non sono adatti al trasporto umano. Il flusso verso l’area balcanica si è un po’ interrotto. Umanamente è stato molto difficile affrontare questa emergenza».


Con la circolare Gabrielli quali aspetti sono cambiati nella percezione della sicurezza?


«È molto delicato organizzare manifestazioni in piazza. Dobbiamo garantire la sicurezza da tutti i punti di vista. È stato fatto uno sforzo notevole per la più recente Fiera di Sant’Andrea. Non possiamo organizzare una fiera circondata da filo spinato. Le cose sono cambiate, in alcuni aspetti sono più difficili».


Infiltrazioni mafiose nel territorio. Sono possibili?


«Non credo ci sia una problematica di questo tipo. Il nostro territorio possiede gli anticorpi e ha la capacità di reagire, rivolgendosi a noi e non solo. Gli amministratori pubblici nel portogruarese sono persone capaci e oneste. Non c’è l’humus che permette alle mafie di insediarsi».


Di cosa va più orgoglioso del lavoro di questi anni?


«Ascoltare le persone in difficoltà. A Portogruaro deve esserci forte sensibilità in particolare sulle situazioni familiari. Il personale deve avere la capacità di intervenire, perché le tensioni in famiglia si sono acuite con la crisi economica».


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia