“Ossi da morto”, ma buoni da mangiare

NOVENTA. Alla vista sembrano dei grossi grissini, in realtà sono dei gustosi biscotti. Sono gli “Ossi da morto” del Piave. Un’antica tradizione di queste terre che si basa su una ricetta del 1851, la...
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - NOVENTA DI PIAVE - TITOLARI DEL PANIFICIO SERAFINI E LA NUOVA PRODUZIONE DI "OSSI DA MORTO"
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - NOVENTA DI PIAVE - TITOLARI DEL PANIFICIO SERAFINI E LA NUOVA PRODUZIONE DI "OSSI DA MORTO"
NOVENTA. Alla vista sembrano dei grossi grissini, in realtà sono dei gustosi biscotti. Sono gli “Ossi da morto” del Piave. Un’antica tradizione di queste terre che si basa su una ricetta del 1851, la cui fama in passato ha varcato anche le Alpi, tanto da ottenere nel 1935 la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale di economia domestica a Parigi. Con il tempo, però, la tradizione è andata perdendosi. A rilanciare gli Ossi da morto del Piave ci hanno pensato adesso i Fornai Serafini di Noventa, che ne hanno riavviato la produzione. E in pochi mesi è stato subito un successo tra i consumatori. Tanto che gli Ossi da morto del Piave sono stati distribuiti anche in occasione dell’ultima edizione della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, la più grande fiera turistica italiana. Un evento che ha simboleggiato l’inizio del rilancio di questo prodotto.


Il nome di questo biscotto deriva dalla sua forma allungata, che ricorda quella di una tibia. La ricetta e la lavorazione, caratterizzate da una lievitazione lunga dieci ore e dall’assenza di uova, lo rendono un biscotto gustoso, ma a basso contenuto di zuccheri, friabile e facilmente digeribile. Oltre che particolarmente adatto per darlo da mangiare ai bambini durante il periodo della dentizione, perché si sbriciola, ma non si spezza. Se la ricetta degli Ossi da morto del Piave risale a metà dell’Ottocento, anche i Fornai Serafini hanno alle spalle una lunga storia. Era il 1959, infatti, quando il capostipite Pasquale Serafini apri il suo panificio a Noventa insieme alla moglie Ivana Rosa. Oggi l’attività di famiglia, sempre aperta nella piazza centrale di Noventa, è portata avanti da tre generazioni dei Serafini: nonna Ivana, il figlio Carlo (secondogenito del patron Pasquale) con la moglie Monica e la loro figlia Silvia, nipote di Pasquale.


È proprio a Carlo che nel 2003 la famiglia Piovesan di Salgareda, che ne era depositaria, ha affidato la custodia della ricetta originale degli Ossi da morto del Piave. Di cui ora è iniziato il rilancio, specie tra le giovani generazioni che, a differenza dei loro nonni, non ne ricordavano più la bontà.


Giovanni Monforte


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia