Ossessionato dal gioco estorce soldi alla madre

Condanna a 2 anni e 4 mesi per un 36enne chioggiotto pena ridotta perché l’imputato è semi capace di mente

CHIOGGIA. Le slot machines erano diventate la sua ossessione. E per giocare, chiedeva soldi alla madre visto che la sua pensione di invalidità era razionata. Non grosse somme, dieci euro più o meno alla volta, ma ripetutamente tra il 2015 e il 2017. Quattro gli episodi di estorsione per i quali la pubblico ministero Elisabetta Spigarelli lo ha portato davanti al giudice per l’udienza preliminare.

Ieri l’uomo, un 36enne chioggiotto incensurato che attualmente è ospite in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ex ospedale psichiatrico giudiziario) e sta seguendo un percorso positivo, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi con il rito abbreviato che gli ha concesso lo sconto di un terzo della pena. Un ulteriore sconto è arrivato sulla base delle risultanze della perizia psichiatrica in incidente probatorio a cui l’uomo era stato sottoposto.

L’accertamento aveva certificato una semi capacità mentale legata ai problemi di natura psichica di cui è affetto, in relazione ai quali da tempo è stato nominato un amministratore di sostegno. A questo quadro si aggiunge il fatto che l’uomo soffrisse di tossicodipendenza.

Negli episodi finiti al centro delle indagini è stato ricostruito come il 36enne chiedesse i soldi alla madre, la quale glieli negava. Il figlio quindi perdeva le staffe e scattavano minacce, spintoni, tirate di capelli, anche un pugno su un braccio. Nulla, comunque, che avesse mai prodotto lesioni certificate in pronto soccorso.

A denunciare era stata la mamma lo scorso anno. Alcuni episodi erano avvenuti di fronte ai medici del Centro di salute mentale di Chioggia. Per la patologia psichiatrica, l’uomo era in cura. Ma l’uso della droga annullava gli effetti della terapia di contenimento.

La Procura aveva chiesto per il 36enne la misura cautelare, ma trattandosi di un paziente con problemi psichiatrici era stata disposta la perizia, al termine della quale, tenuto conto della ritenuta pericolosità della persona, era stato disposto il trasferimento in una Rems. Era settembre 2017. Ma per trovare un posto in una di queste strutture è stato necessario attendere fino ad agosto. Il giudice ha disposto una misura di sicurezza per 1 anno e 6 mesi.

Il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Cherubino, si è battuto per il minimo della pena. Ora attenderà i 45 giorni che si è preso il giudice per le motivazioni, dopodiché valuterà la strada dell’appello per puntare a una pena inferiore ai 2 anni.

La mamma non si è costituita nel procedimento. —


 

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