Osservatorio casa dei cittadini «Il turismo strangola la città»

Il centro si chiama Ocio e ha sede a Castello. Aperto ogni primo martedì del mese Dal 1994 al 2014 ce n’era uno comunale che non è più stato ripristinato



Una passeggiata in Giudecca per ricordare il senso dell’abitare e per annunciare alla città la nascita di un osservatorio indipendente per la casa. Il nuovo centro si chiamerà Ocio (Osservatorio CIvico sulla casa e residenza) è aperto a tutti ogni primo martedì del mese, dalle 18 alle 20, ospitati dalla Società mutuo soccorso Calafati e Carpentieri a Castello 450 (www.ocio-venezia.it) .

Ieri mattina un centinaio di cittadini, sia singoli che parte di movimenti per la residenzialità, ha partecipato all’iniziativa che si focalizza su uno dei temi cruciali di Venezia. «L’osservatorio per la casa è stato da sempre una conquista per la città» ha spiegato Orazio Alberti che nel 1994, quando era consigliere comunale, lo fondò «Dal 2014 (dopo il caso Mose e l’arrivo dell’allora commissario Vittorio Zappalorto, ndr) non c’è più e sul sito del Comune non ci sono i report degli anni precedenti». Il percorso è iniziato nell’area dell’Ex Scalera dove sono stati realizzati 25 appartamenti che dovevano essere dati a famiglie veneziane in cambio dlela destinazione d’uso del Mulino Stucky che sarebbe diventato Hotel Hilton. Così diceva la convenzione tra Comune e società Aqua Marcia nel 2001. I lavori sono iniziati nel 2010, ma dopo il fallimento dlela società di Francesco Bellavista Caltagirone l’area è stata prima abbandonata e a fine marzo messa all’asta (andata a vuoto), partendo da una base minima di sei milioni. Si è poi proseguito alle Casette, dove i residenti hanno disegnato per terra in piccolo i palazzi, scrivendo chi li abita. Su 25 palazzi e 135 immobili, 36 appartamenti sono vuoti, 32 privati (inclusi tre a destinazione turistica), 49 vuote (disegnate con un teschio) e 18 occupate. Tra le case vuote, non si contano quelle chiuse da anni. «Una da 45» grida una donna da una finestra.

Tra il gruppo di lavoro c’è anche Alice Corona, veneziana e giornalista esperta di dati che interviene nell’area Junghans: «Il problema è che attività come le locazioni turistiche a Venezia assumono la forma imprenditoriale e sono lontani dallo spirito iniziale di Airbnb, quando lo scopo era quello di affittare una stanza di casa per arrotondare. Ora su Airbnb l’82% sono appartamenti interi».

Corona snocciola alcuni dati: «Solo per parlare di quest’area, entro i ponti. Su 118 unità 26 sono locazioni turistiche. Alcune, guardando quanto chiedono e quanto sono occupate, si stima guadagnino sui 3300 euro al mese. Tra l’Accademia e Palazzo Cini ci sono 44 residenti e 101 posti letto, vicino alla Toletta 14 residenti e 34 posti letto». C’è una data che è uno spartiacque, il 2013, l’anno in cui esce la legge regionale sull’extra alberghiero: «Nel 2000 c’erano 6243 strutture e nel 2013 già 18600» prosegue «Dal 2013 a oggi sono aumentate di 20 mila arrivando a 38788.

Il corteo, portando lo striscione con la scritta «Più case e più residenti = meno alberghi e più città» prosegue lungo la fondamenta della Giudecca fino a quello che viene definitivo «un vero scandalo», Campo di Marte. Ebbene sì, dal 1985 a oggi la riqualificazione di quest’area non è ancora ultimata. I nuovi alloggi previsti sarebbero un centinaio, ma ci sono ancora gru ed è tutto recintato.

«In una città come questa» concludono i residenti impegnati in questo nuovo progetto «La casa dovrebbe essere al centro della politica. Lo abbiamo detto in tutti i modi, ma forse non abbastanza. Con l’Osservatorio ci faremo sentire». —



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia