Ospitalità veneziana ai bimbi di Chernobyl

Il progetto è promosso dall'Associazione Help for Children Veneto onlus. Durante il soggiorno, il fisico dei ragazzini si rigenera. Un gruppetto sarà accolto in canonica a Portegrandi
Un bambino di Chernobyl durante un vecchio soggiorno in laguna
Un bambino di Chernobyl durante un vecchio soggiorno in laguna

MESTRE. Arrivano oggi, giovedì 2, 123 bambini bielorussi e 10 accompagnatrici per il progetto di ospitalità promosso dall’Associazione Help for Children Veneto onlus. Un’iniziativa avviata in seguito al disastro nucleare di Chernobyl che trova ancora, a distanza di quasi 30 anni, grande riscontro in Veneto dove sono sempre numerose le famiglie che ogni anno rispondono all’invito dell’associazione di ospitare per un breve periodo un bambino dai 6 ai 18 anni per permettergli di “rigenerare” il fisico indebolito dalla residenza in un territorio contaminato da radiazioni.

I bambini provengono prevalentemente dalla regione di Gomel, in Bielorussia a circa 40 chilometri dalla zona altamente contaminata e interdetta in seguito all’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986. I bambini che giungono in Italia potranno usufruire di un “soggiorno sanitario”, un periodo in cui beneficeranno di aria, acqua, sole ed alimenti non contaminati. Questo permetterà loro di aumentare e rafforzare le difese immunitarie.

Parte dei bambini saranno ospitati in famiglie del territorio veneziano e trevigiano che hanno dato la disponibilità all’accoglienza e a condividere l’esperienza. Non solo. Help for Children Veneto onlus inizierà quest’anno un nuovo progetto di ospitalità in struttura: arriveranno anche un gruppo di 10 bambini e un’accompagnatrice che saranno ospitati nella casa canonica di Portegrandi. Il progetto, denominato “Un cuore per dieci sorrisi” è stato parzialmente finanziato dal Centro servizi per il volontariato di Venezia e si avvarrà della collaborazione di molti volontari. Il gruppetto di 7 bambini e 3 bambine, beneficerà di un breve soggiorno in montagna, a Facen, e successivamente nella comunità parrocchiale di Portegrandi.

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