«Ospita i profughi: paghi l’Imu». Bolletta del sindaco a don Paolo
SANTA LUCIA. «La parrocchia che ospita i profughi paghi le tasse, come dice il Papa», è questo il pensiero del sindaco Riccardo Szumski, sindaco di un piccolo paese lungo il Piave. Da martedì pomeriggio una decina di giovani del Sudan, in fuga dalla guerra, sono stati accolti nella canonica di Sarano. Santa Lucia si è divisa, tra “guelfi e ghibellini” e dai social network arrivano minacce di “spedizioni punitive”.
Da una parte il sindaco e parte dei cittadini, dall'altra la parrocchia e la comunità dei fedeli. “Ateo” dal punto di vista politico, dopo aver fatto parte di vari partiti tra cui il Pdl, sostenuto dalla Lega Nord alle ultime elezioni, Szumski ora non ha appartenenze politiche, ma è vicino agli indipendentisti veneti. Da anni il primo cittadino porta avanti la battaglia contro “i burocrati romani” e i vincoli del Patto di stabilità. L'ultimo motivo di scontro contro lo Stato - di mezzo è finita la Chiesa - sono gli immigrati, che la parrocchia attraverso la Caritas diocesana sta ospitando da 24 ore.
«Come prevede la legge, la canonica di Sarano non è assoggettata all'Imu, in quanto dedicata ad attività socio assistenziali», afferma il sindaco di Santa Lucia, «quando si riceve un corrispettivo in denaro per attività, che proviamo a considerare tali, è giusto rimanga ancora esente?». Ieri il sindaco ha girato la domanda retorica ai suoi concittadini, un referendum virtuale su internet. «Recentemente il Papa ha affermato che se i conventi funzionano da ostelli è giusto che paghino l'Imu», aggiunge il sindaco Szumski, “tirando per la papalina” Papa Bergoglio.
Per la precisione il Pontefice aveva detto: «I conventi che diventano alberghi paghino le tasse», facendo riferimento ad attività di lucro e non ospitalità di rifugiati e poveri. Già quando mesi fa era stato ipotizzato un campo profughi nel vicino territorio di Ponte Priula, in un ex area militare, Szusmki aveva alzato le barricate. «Prima i miei cittadini», è sempre stato il motto dell'amministrazione santalucese.
«Noi non facciamo politica, realizziamo il messaggio del Vangelo, a Conegliano da tempo sono ospitati dei profughi, ma lì nessuno ha sollevato questioni e non vi sono stati problemi», spiega il parroco di Santa Lucia, don Paolo Cester, che invita ad abbassare i toni. Il consiglio pastorale compatto alcuni giorni fa ha deciso di dare alloggio ai profughi. Una trentina di persone domenica hanno anche aiutato a sistemare e pulire i locali della canonica. La comunicazione dalla Prefettura dell'arrivo degli immigrati è arrivata nella serata di lunedì, e martedì, dopo pranzo, con un pullman sono stati portati a Sarano una decina di ragazzi sudanesi. Alcuni non parlano l'inglese, ma chi è riuscito a spiegarsi, ha riferito che fino a due giorni prima era in Libia e poi hanno attraversato il mare sui “barconi della speranza”.
Don Paolo martedì è stato impegnato per l'intera giornata, insieme ad alcuni volontari, per portare viveri e vestiario di prima necessità. È un sacerdote giovane, amato dai suoi parrocchiani, un parroco 2.0, che aveva utilizzato Facebook per esprimere il messaggio cristiano condiviso dal consiglio pastorale: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare», ha scritto sul suo profilo don Paolo, «ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Sempre dai social network però, oltre a frasi di disprezzo verso gli stranieri, sono giunte ieri inquietanti minacce. «Spedizioni punitive no?», un santalucese ha commentato così il post del Comune di Santa Lucia dell'arrivo dei profughi.
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