Ospedale, fioccano ancora ricorsi la guerra degli espropri va avanti

Dura ormai da dieci anni il contenzioso per stabilire il valore dei terreni, ora si sposta in Cassazione Agrisviluppo vuole quasi 6 milioni di euro, Asl e Veneta Sanitaria ne mettono sul piatto 300 mila
MESTRE (VE) OSPEDALE DELL'ANGELO. 29/07/2010 MESTRE OSPEDALE DELL\_ANGELO
MESTRE (VE) OSPEDALE DELL'ANGELO. 29/07/2010 MESTRE OSPEDALE DELL\_ANGELO

L’ospedale dell’Angelo è bello e fatto, ma c’è una causa che dura da dieci anni - e chissà quanto ancora - sul riconoscimento delle indennità di esproprio dei terreni sui quali è stato costruito l’edificio. E che ora, come in una telenovela, si arricchisce di una nuova puntata, chiamando in causa la Cassazione che dovrà dirimere un contenzioso che vale 6 milioni di euro o poco più di 300 mila euro a seconda dei punti di vista dei protagonisti della storia.

Riepilogo delle puntate precedenti. Nel luglio 2003 l’Asl 12 ha approvato il progetto definitivo del nuovo ospedale di Mestre conferendo alla società Veneta Sanitaria Finanza di progetto il compito di occuparsi delle procedure degli espropri. Per realizzare l’ospedale, dichiarato di pubblica utilità, è stato quindi necessario occupare, tra gli altri, una porzione di terreno di proprietà della società Agrisviluppo di Domenico Pesce per la quale il collegio peritale - l’organo che si occupa di queste cose - ha valutato un’indennità di esproprio di 995 mila euro. Decisamente troppo, dicono l’Asl e la Veneta Sanitaria, secondo le quali il valore del terreno si aggira intorno ai 300 mila euro; troppo poco, secondo la società Agrisviluppo, perché il terreno valeva almeno 5 milioni 748 mila e 800 euro. Ma come può esserci una tale differenza? A farla breve, mentre l’Asl ritiene che il terreno debba essere valutato, e quindi pagato, come terreno agricolo, Agrisviluppo è del parere contrario: dal momento che è stato costruito l’ospedale, non può che essere ritenuto terreno edificabile, con una bella differenza di valore al metro quadro. Ecco perché le parti - l’Asl rappresentata dallo studio di Franco Zambelli e l’Agrisviluppo dallo studio di Alberto e Piero Borella - ricorrono alla Corte d’Appello. La quale, nei mesi scorsi, determina quella che ritiene la giusta indennità. Vale a dire, nel complesso, oltre 800 mila euro, disponendo all’Asl veneziana di deporre la somma alla Cassa Depositi e Prestiti. È un’indennità che, ancora una volta, non va bene a nessuno. Ecco perché la società di Pesce decide, a fine settembre di quest’anno, di presentare ricorso in Cassazione nei confronti dell’Asl e di Veneta Sanitaria chiedendo l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Venezia. E va da sé che l’Asl, una volta che le è stato notificato il ricorso, ha deciso di correre ai ripari, conferendo nei giorni scorsi il mandato a Zambelli di presentare un ricorso incidentale, perché nemmeno l’Asl, si diceva, è contenta del valore individuato dalla Corte d’appello veneziana. Ora la Corte di Cassazione potrebbe decidere di girare la pratica a un’altra corte d’appello, oppure di decidere nel merito dei ricorsi. Quanto tempo ci vorrà è impossibile dirlo. Se dieci anni vi sembrano tanti, chiedete agli avvocati che si occupano di espropri: nulla da stupirsi, la prassi insegna che i tempi sono questi.

Francesco Furlan

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