Ospedale, caccia al nome

Padoan apre il toto intitolazione: «Mai più regnanti»
Il cantiere del nuovo ospedale di Zelarino
Il cantiere del nuovo ospedale di Zelarino
I giorni, meglio i mesi, dell’Umberto I sono contati. Con il nuovo ospedale di Zelarino si chiuderà un’epoca. «Quella del nome non è certo una priorità - risponde il direttore generale Antonio Padoan alla domanda se l’Asl 12 abbia intenzione di bandire un concorso o abbia già deciso il nome del nuovo ospedale - Al momento abbiamo altre priorità, molto più concrete». Ovvero accelerare il più possibile in vista della presentazione dell’attesissima struttura alle autorità e alla cittadinanza. Di certo, con gli arredi vecchi delle attuali stanze e gli edifici da abbattere sarà lasciato in via Circonvallazione anche il nome simbolo di un’epoca lontanissima. Troppo lontana per essere riproposta.«Io lascerei stare regnanti e loro discendenti» prosegue Padoan. Con buona pace di Emanuele Filiberto di Savoia. Meglio un esponente dell’Italia repubblicana, dunque? «Repubblicana e, magari, laica» risponde il direttore generale. E qui si chiuderebbe un’altra epoca, un’altra abitudine. Quella degli ospedali dedicati ai santi protettori (Santi Giovanni e Paolo, San Marco, San Camillo).


Un’abitudine consolidata in un’epoca in cui la fede faceva autenticamente parte della vita comunitaria. E tuttavia non ancora tramontata. In un sondaggio del nostro giornale di tre anni fa, tra le proposte avanzate dai lettori si proponeva d’intitolare il nuovo ospedale a San Michele, patrono di Mestre, ai papi Giovanni Paolo I e II, all’ex patriarca Marco Cè. Già allora convinto della necessità di una scelta laica il direttore generale aveva suggerito il nome di Marino Grimani, ex presidente della Camera di Commercio scomparso nel 2003. «Nel terzo millennio - aveva scritto Padoan - ritengo superata la logica vetero-commemorativa di re, regine, combattenti, battaglie e partigiani».


Altri avevano proposto nomi di mestrini illustri come l’ex ministro alla sanità Costante Degan (il cui sostenitore più illustre era stato il procuratore generale Ennio Fortuna) o l’ex prosindaco Gaetano Zorzetto. C’era chi aveva sottolineato il primario Alfredo Saggioro aveva ricordato che «il Regina Elena a Roma ha cmbiato sede, ma non il nome» e proponeva quindi di mantenere l’intitolazione all’ex re d’Italia. La proposta che aveva accomunato la maggior parte delle personalità e dei lettori che avevano contribuito al dibattito, però, era la più semplice e, almeno in apparenza, banale: «chiamiamolo ospedale di Mestre». Il dibattito è destinato a riproporsi nei prossimi mesi. Il direttore generale, intanto, non ha cambiato idea.

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