Orsoni: «Per fare presto non resta che Marghera»

Il sindaco insiste per l’alternativa in canale Brentella. Casson e Puppato (Pd) interrogano il governo: «La decisione del Tar preoccupa, subito nuovi limiti»
Ufficiale spegnimento dell'inceneritore Veritas di Marghera dal sindaco Orsoni
Ufficiale spegnimento dell'inceneritore Veritas di Marghera dal sindaco Orsoni

«L’unica soluzione alternativa realizzabile in tempi brevi è quella di Marghera. Ne sono convinto e domani lo spiegherò al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi». Il sindaco Giorgio Orsoni tira dritto. Respinge le accuse del Porto e del presidente Paolo Costa («Noi rispettiamo gli accordi, è lui che fa in modo che non si possano rispettare») e spinge perché il governo metta in campo l’alternativa da sempre sponsorizzata da Ca’ Farsetti. «Una parte di Marghera si può attrezzare subito a terminal per le navi più grandi», dice il sindaco, «se si vuole si può fare tutto in tempi molto brevi, senza arrecare danno alla crocieristica». Il sindaco ieri a Roma ha incontrato dirigenti e responsabili del ministero per l’Ambiente e dei Beni culturali. Due dicasteri che a differenza delle Infrastrutture non hanno sposato l’ipotesi del nuovo canale, e si sono espressi per la riduzione dei passaggi delle navi e delle loro dimensioni. «La questione va risolta al più presto», insiste Orsoni, «nel rispetto del lavoro e della città».

Il Tar ha sospeso l’ordinanza firmata dalla Capitaneria di porto, insieme all’Autorità portuale e Magistrato alle Acque, che in applicazione delle indicazioni del governo poneva limiti di passaggi per il 2014 (meno 12,5 per cento) e fissava per il 2015 il divieto di passaggio in Bacino alle navi al di sopra delle 96 mila tonnellate. Secondo i giudici amministrativi non sono stati però dimostrati i rischi che sarebbero alla base del provvedimento. E nemmeno illustrate le soluzioni alternative. Insomma, le limitazioni sono state assunte «in assenza dello specifico presupposto richiesto per la relativa adozione». Secondo il Tar i provvedimenti sono viziati, «come del resto le direttive del ministero delle Infrastrutture da genericiità e indeterminatezza». Adesso si aspetta la sentenza di merito per il 12 giugno. Ma il giudizio del Tar, secondo gli esperti, è già in parte una risposta nel merito.

E ieri i senatori del Pd Felice Casson e Laura Puppato hanno presentato una nuova interrogazione urgente ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente. «La decisione del Tar Veneto», scrivono, «lascia interdetti e molto preoccupati per le conseguenze che da essa possono derivare, e per i rischi a cui espone una città unica al mondo come Venezia».

I due parlamentari ricordano come il Senato abbia approvato all’unanimità, il 6 febbraio scorso, un ordine del giorno in cui invita il governo a esaminare le alternative con un processo «trasparente e partecipato, in base alla compatibilità ambientale, la reversibilità, l’impatto economico, la sostenibilità nel lungo periodo». Casson e Puppato chiedono al governo di «intervenire con la massima sollecitudine per fissare i limiti per l’accesso delle navi in laguna, tutelando una città unica al mondo e garantendo l’occupazione».

Alberto Vitucci

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