Orsoni: «Non mi ricandido. Mai ricevuto soldi». Guerriglia urbana davanti al municipio
MESTRE. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni non si ricandiderà alla guida della città dopo essere rimasto coinvolto nello scandalo delle tangenti Mose, per cui è stato arrestato e poi liberato dopo aver presentato richiesta di patteggiamento accettata dalla Procura e che ora dovrà essere vagliata dal giudice dell’udienza preliminare.
Lo ha dichiarato in apertura del Consiglio comunale che si sta svolgendo in municipio a Mestre, il primo a cui partecipa dopo l’arresto e la successiva liberazione.
«Non ho ma ricevuto soldi nelle mie mani», ha detto il sindaco esordendo nel suo discorso ai consiglieri comunali, accorsi dopo che domenica lo stesso Orsoni aveva dichiarato: «Potrei ancora essere al servizio della mia città, ma senza i partiti».
Orsoni, che è accusato di finanziamento illecito ai partiti dopo che alcuni indagati nell’inchiesta “tangenti Mose” hanno dichiarato di aver versato almeno 450 mila euro per la campagna elettorale del candidato sindaco Orsoni. Di questi soldi, secondo la Procura della Repubblica, solo una parte sarebbero stati dichiarati.
Quindi, doper che nei giorni scorsi il sindaco aveva già ritirato tutte le deleghe ai suoi assessori e al vicesindaco Simionato, Orsoni ha dichiarato: «Non mi ricandiderò».
Da pochi minuti, quindi è iniziata la discussione sulla mozione di scioglimento del Consiglio comunale, dopo che molti consiglieri hanno presentato le proprie dimissioni.
La maggioranza aveva chiesto di portare al primo punto dell'ordine del giorno la mozione di richiesta di scioglimento del Consorzio Venezia Nuova. Il centrodestra si è però rifiutato. Sono nati dei tumulti con accesi scambi tra i consiglieri. A un certo punto il consigliere Beppe Caccia ha accusato il centrodestra di "essere al soldo di Mantovani". Il Consiglio è stato quindi sospeso. Si sperava potesse riprendere anche perché i punti sul tappeto sono numerosi e difficili: tra tutti l'approvazione del bilancio provvisorio (necessario per il funzionamento della macchina comunale). Ma l'opposizione ha preferito abbandonare l'aula.
Ma anche fuori dal Municipio di via Palazzo è scoppiata la bagarre dopo che un gruppo di una trentina di militanti della formazione neofascista Forza Nuova si è presentato urlando. Dopo pochi minuti un gruppetto di ragazzi dei centri sociali sono arrivati per contestare il Mose e chiedere lo scioglimento del Consorzio Venezia Nuova. A questo punto i neofascisti si sono rifugiati dietro un doppio cordone di poliziotti in tenuta anti sommossa.
Dopo qualche minuto la polizia ha eseguito una carica contro i ragazzi dei centri sociali, sparando alcuni lacrimogeni per disperderli. Gli attivisti di estrema sinistra sono allora arretrati lungo via Palazzo, rovesciando i tavolini dei bar per impedire alla "Celere" di avanzare.
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