Ormeggiatori da un secolo «Ma ora siamo preoccupati»
Dagli yacht alle grandi navi, passando per portacontainer, gasiere e chimichiere: gli uomini che lavorano in porto per seguire le operazioni di ormeggio, hanno festeggiato mercoledì scorso il primo secolo di storia del loro gruppo.
La loro professione venne infatti regolamentata il 18 agosto 1921 con l'Ordinanza numero 3 della Regia Capitaneria di Porto di Venezia che, dal quel momento, permise alla figura degli ormeggiatori di Venezia di essere ufficialmente riconosciuta.
Una attività che nel corso dell'ultimo secolo si è tramandata di padre in figlio, e oggi sono 43 gli ormeggiatori soci del Gruppo veneziano, impegnato sulle banchine del centro storico, in Marittima e nell'area commerciale di Porto Marghera.
«Al momento stiamo vivendo un periodo un po' complesso, caratterizzato dal calo di lavoro seguito alla pandemia, e quindi alla riduzione del volume di traffico crocieristico a Venezia» spiega Marco Gorin, che del Gruppo Ormeggiatori di Venezia è il presidente. «La situazione non ci ha permesso di festeggiare in modo adeguato questo importante anniversario, ma contiamo di farlo nel prossimo mese di ottobre assieme a tutti gli enti coinvolti dal nostro lavoro. Prima dell'Ordinanza costitutiva, questo mestiere era svolto da un gruppo di famiglie veneziane che, per molti decenni, ha seguito le procedure di ormeggio e disormeggio in città. Con lo sviluppo delle attività portuali veneziane, è stata quindi necessaria una regolamentazione. Siamo 43 soci, e inevitabilmente il calo del lavoro di questi ultimi mesi ha comportato per noi anche una contrazione degli stipendi».
La società è costituita da personale qualificato iscritto in un apposito registro in Capitaneria di Porto, e che si occupa di svolgere attività di ormeggio, disormeggio, movimento e assistenza alle navi nel porto e nella rada del compartimento marittimo di Venezia e, se necessario, nell’estuario veneto.
«Il nostro ruolo è storico» prosegue Gorin, «facendo noi parte dei servizi tecnico nautici assieme a piloti e rimorchiatori. Siamo una delle figure più importanti anche per la sicurezza. Quando ci sono problemi nei porti, siamo tra i primi a intervenire. Basti pensare all'incidente della Msc Opera, vuoi anche perché la nostra sede era a 50 metri di distanza. Ma con l'acqua alta del 12 novembre 2019, per tutta la notte abbiamo messo in sicurezza decine e decine di imbarcazioni tra i canali, e ricevuto anche una onorificenza dal Comune per questo».
Per diventare ormeggiatori si passa per un concorso pubblico, e il controllo dell'attività è sempre sotto la lente della Capitaneria di Porto. «La passione per questo lavoro è indistruttibile, rimani ormeggiatore tutta la vita» sottolinea il presidente.
Sotto il profilo giuridico, il 17 febbraio 1994 il gruppo si è convertito in Società cooperativa a responsabilità limitata, al fine di apportare dei miglioramenti in ambito lavorativo, economico, sociale e professionale. «L'effetto della pandemia sulle attività portuali ha provocato la necessità di riformulare i nostri turni di lavoro» conclude Gorin, «ma non è mai mancata la continuità del servizio. Le grandi navi rappresentano il 35 per cento del nostro impegno, e ovviamente ci siamo opposti al blocco delle crociere come è arrivato per decreto governativo. Poteva andare bene l'alternativa al Canale della Giudecca e al Bacino di San Marco, anche per una questione estetica, ma speravamo in una fase transitoria più graduale, senza interrompere di colpo il traffico». —
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