Ore in ginocchio senza cibo per costringerla a prostituirsi

Mogliano. Nigeriana trova il coraggio di denunciare le sue due aguzzine, accusate di sfruttamento La minacciavano di morte per costringerla a vendersi sul Terraglio. Ieri la prima udienza del processo
Di Fabiana Pesci

MOGLIANO. Per costringerla a prostituirsi, non esitavano a tenerla in ginocchio per ore, senza cibo né acqua. La scortavano al “lavoro”, su di un tratto di strada a Frescada di Preganziol, e la controllavano a vista: non poteva scappare, chiedere aiuto. Nulla di nulla insomma. Doveva solo vendere il suo corpo e consegnare i guadagni alle sue aguzzine, due giovani donne come lei, di nazionalità nigeriana.

Dopo mesi di torture e sevizie, quella ragazza (all’epoca dei fatti aveva appena 18 anni) è riuscita a denunciare tutto: quando la pattuglia della Polizia stradale le si è piazzata davanti lei non è scappata via. È corsa incontro agli agenti e ha raccontato ogni cosa.

Dalla denuncia è scattata un’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Barbara Sabattini. Ora le due presunte aguzzine sono a processo. Clara Aisbor, classe 1981, e Martina Rita Asibo, classe 1975, sono accusate di sfruttamento della prostituzione. Secondo l’accusa le due donne costringevano la ragazza a vivere in un appartamento di Mogliano, in via Ragusa, dove subiva ogni sorta di angheria da parte delle due.

Veniva minacciata ripetutamente di morte e, se osava ribellarsi, anche solo dire che non voleva prostituirsi, Aisbor e Asibo la costringevano a rimanere in ginocchio per ore senza prendere cibo.

Per paura che fuggisse, la accompagnavano fin quasi sul marciapiede, e controllavano che si prostituisse: per renderla “appetibile”per i clienti erano loro stesse a fornirle gli abiti da “lavoro”.

Finito il turno sul marciapiede, la giovane nigeriana doveva consegnare l’intero guadagno: in poco meno di sei mesi aveva arricchito le sue aguzzine con una cifra che supera i diecimila euro. Oltre a quel denaro la ragazza dove pure pagare l’affitto: duecento euro al mese per poter stazionare sul tratto di marciapiede in cui si vendeva.

Alla luce della denuncia presentata dalla ragazza, dall’esito delle indagini svolte dalla Squadra mobile di Cremona e dal risultato dell’incidente probatorio, è scattata la richiesta di rinvio a giudizio.

Ieri, in tribunale a Treviso, è andata in scena la prima udienza del procedimento. La giovane ex prostituta, nel frattempo, per garantire la sua sicurezza, è stata trasferita in una località protetta. A carico delle due donne ci sono le accuse di un’altra ragazza, che però, nel corso delle indagini, è svanita nel nulla.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia