Orari flessibili e spazi dedicati Come progettare al femminile
MESTRE. Riprogrammare la città a misura di donna, a partire dagli orari delle scuole per arrivare a quelli dei mezzi pubblici. Un progetto ambizioso quello che ha in mente la Fondazione Marisa Bellisario Venezia che ha dato vita a un workshop di “Rigenerazione urbana in un’ottica femminile” che ha visto riuniti attorno a tre tavoli di studio, architetti, urbanisti, Actv, Avm, Cav, sacerdoti, imprenditori, ma anche una forte rappresentanza di Comune e Regione, con un solo obiettivo: cercare soluzioni in un’ottica femminile.
I partecipanti hanno affrontato problemi concreti, ad esempio: cosa fare degli immobili dismessi? Dei complessi commerciali o dei teatri chiusi? Al centro del confronto l’intercettazione di orari e tempistiche, quello di cui le famiglie hanno bisogno per sovrapporre esigenze di natura lavorativa, familiare, personale che rendono il tempo la risorsa più preziosa. Riflettori puntati su mobilità e trasporti, ma anche di sicurezza e sostenibilità ambientale. «Abbiamo discusso di riqualificazione» spiega Gabriella Chiellino delegata per Venezia della Fondazione Bellisario «coinvolgendo istituzioni e player coinvolti. L’hashtag era ‘ogni centimetro della propria città è la propria casa’. In questo senso possiamo individuare assieme al Comune e gli enti competenti, delle migliorie da mettere in campo in vista di una riqualificazione guidata legata al tema della socialità, della condivisione, della responsabilità. In una parola riprogettare il nucleo urbano come modello di vita a misura di donna e di famiglia, marito moglie e bambini ma non solo». Chiarisce: «Come Fondazione Bellisario ci occupiamo di proteggere la carriera femminile e al contempo l’essere madre, per questo serve un nucleo urbano che consenta tutto questo, altrimenti la donna deve fare per forza di cose delle scelte”. Da qui la volontà di dar vita a un territorio con servizi adatti: che vanno da una mobilità efficiente, alla flessibilità degli orari nel lavoro come nelle scuole che frequentano i figli. I gruppi stanno producendo patti di collaborazione, documenti in cui si cerca di mettere in atto azioni pilota in aree ristrette, riprogrammando pezzi di città secondo un modello al femminile che possa fare da apripista. Tradotto: supporto nell’accessibilità ai servizi della mobilità, nella programmazione scolastica, dove è emersa l’esigenza di lavorare sugli educatori, e poi azioni mirate sulle quali ci si concentrerà in una fase successiva. Il tutto step by step. —
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