Ora Veritas chiede chiarimenti a Mandato Socio di Ecoprogetto per bruciare il Css

La premessa è che l’inchiesta giornalistica della testata Fanpage sull’imprenditore dei rifiuti Angelo Mandato e sul compost sospetto della sua azienda, la padovana Sesa, non riguarda la Veritas. Ma è chiaro che un po’ di imbarazzo c’è dopo la video-inchiesta e dopo le dimissioni di Fabrizio Ghedin, responsabile della comunicazione di Sesa accusato dalla stessa Fanpage di aver offerto 300 mila euro in pubblicità in cambio del loro silenzio. Una vicenda, nel suo complesso, sulla quale Veritas ora ha chiesto chiarimenti alla Sesa e allo stesso Mandato, l’imprenditore di Mirano finito nell’occhio del ciclone. Chiarimenti necessari. Perché se è vero che Veritas non ha nulla a che fare con l’inchiesta, è anche vero che i rapporti tra Veritas e l’imprenditore sono molto stretti. Per almeno due motivi. Il primo è che gli scarti alimentari raccolti da Veritas, il cosiddetto umido, si sposta proprio in direzione del Padovano, finendo nell’impianti di Sesa (Società estense servizi ambientali): è qui che i fondi di caffé, le bucce di mele e gli altri scarti alimentari diventano compost. Il secondo è che Mandato, ormai due anni fa, è entrato nella compagine societaria di Ecoprogetto, la società di Veritas, con sede a Fusina, che si occupa attraverso una linea produttiva, di realizzare Css (combustibile solido secondario), rifiuti lavorati, che vengono poi in parte bruciati nella vicina centrale Enel di Fusina assieme al carbone. Mandato è entrato in Ecoprogetto attraverso la società Bioman (acquistando il 38% delle quote) e Agrilux (5%) con l’ambizione di sviluppare un progetto per bruciare il Css. L’ultimo bilancio racconta di un 2018 per nulla buono per Ecoprogetto (la perdita d’esercizio netta è stata pari a 1.065 mila euro). Un risultato «sensibilmente inferiore al punto di pareggio che era stato stimato», recita il bilancio, proprio per la difficoltà di piazzare il Css, utilizzato dalla centrale Palladio molto meno del previsto: 37 mila tonnellate al posto di 60 mila. Per questo Ecoprogetto ha chiesto alla Regione l’autorizzazione non solo a riaccendere il suo inceneritore, ovvero il forno dell’impianto di termovalorizzazione di Fusina spento dalla fine di marzo 2014, ma anche di avviare un secondo e nuovo forno per incenerire e trasformare in energia elettrica il Css, insieme ai fanghi essiccati (in un nuovo impianto) prodotti dalla depurazione delle acque civili (fogne) cittadine e metropolitane. E’ anche per questi motivi che Bioman - nonostante in molto all’epoca negarono - entrò nell’operazione, tanto che la proposta del termovalorizzatorie fu formalizzata nell’offerta d’acquisto. Nel 2016 i comitato Opzione Zero e Contro il Rischio Chimico di Marghera avevano protestato contro l’operazione di vendita a Bioman delle quote di Ecoprogetto. «La quasi totalità dei Sindaci del bacino Veneziano tirò dritto senza batter ciglio, ma ora saranno loro a dover rispondere della riapertura dell’inceneritore chiuso nel 2014», spiega Opzione Zero. —

Francesco Furlan

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