«Ora siamo pronti a pregare ovunque»
Si apre la settimana decisiva per il centro di preghiera islamico di via Fogazzaro. Oggi chiude definitivamente e potrà essere usato solo come luogo di commercio. Quindi questo pomeriggio, alle 18, la comunità musulmana bengalese incontrerà le altre comunità islamiche nel centro di via Monzani e infine mercoledì ci sarà l’incontro tra il comandante della polizia locale Marco Agostini e il presidente del centro Mohammed Alì.
L’incontro durante il quale il Comune indicherà alla comunità bengalese il luogo dove potranno andare a pregare. Ma già questa sera Marco Agostini spiegherà al capo di gabinetto del sindaco Morris Ceron la soluzione che verrà proposta ai bengalesi. Del resto il sindaco Luigi Brugnaro si è impegnato in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a collaborare con i bengalesi nell’individuare una sede idonea proprio per ribadire che «nessuno ce l’ha con i musulmani o i bengalesi e quindi la chiusura non è certo arrivata per una questione politica o di razzismo, ma solo per motivi tecnici», come ha sottolineato il Prefetto Carlo Boffi.
«Prima di mercoledì non prenderemo nessuna decisione. Solo dopo quello che ci dicono i rappresentanti del Comune decideremo quello che faremo», dice Kamrul Syed. Rispetto a sabato i toni del rappresentante della comunità bengalese si sono abbassati. Ieri non parlava di sciopero, di strade occupate o di preghiere in luoghi precisi. Ma ha ribadito un concetto: «I miei connazionali sono pronti a pregare ovunque. C’è chi ha detto davanti casa e chi sui marciapiedi, ma qualcuno ha proposto pure di andare nell’area verde in via Sernaglia. Ma noi come comunità, dopo l’incontro di oggi (ieri ndr) con i vari comitati della comunità abbiamo rimandato ogni decisione a dopo l’incontro di mercoledì. Prima non decidiamo nulla».
Sicuramente dopo le prime sfuriate per assecondare l’onda di protesta degli appartenenti alla comunità che non hanno più un centro di preghiera, i rappresentanti degli stessi bengalesi hanno abbassato i toni. Certamente si sono resi conto che rischiavano di esasperare gli animi e di irritare cittadini e amministratori pubblici.
I bengalesi si sono detti pronti ad affittare un altro luogo o addirittura, se riusciranno a vendere il centro di via Fogazzaro, di acquistare una nuova struttura. Però a condizione che si individui un luogo dove nel frattempo possono andare a pregare fin da venerdì.
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