«Ora rivoglio la mia normalità: una casa e il mio lavoro»

VENEZIA. «Non mi meritavo quello che è successo, mi hanno infangata di accuse, proprio io che non ho mai fatto male a una mosca». Dopo l’euforia iniziale dovuta all’improvvisa scarcerazione, Monica Busetto sta scongelando le emozioni più profonde che in carcere aveva sospeso, come la rabbia di essere stata ingiustamente accusata. «Mi sono sempre comportata bene con tutti», dice nello studio di via Garibaldi degli avvocati Stefano Busetto e Alessandro Doglioni, «se ripenso all’accanimento e alle accuse contro di me, sento una grande rabbia e spero che tutto finisca al più presto».
Oggi Monica Busetto sembra rinata, prima di tutto fisicamente. Il viso è finalmente disteso e gli occhi esprimono una grande voglia di ricominciare. Non ha perso la compostezza che l’ha sempre caratterizzata, perfino nei momenti più difficili, ma finalmente sorride, come non era più abituata a fare. Prima della confessione di Susanna Lazzarini, Busetto era stata accusata di aver ucciso la sua vicina di casa Lida Taffi Pamio il 12 dicembre 2012, finendo in carcere 30 gennaio 2014 dove è rimasta fino al 2 marzo 2016.
«Quando ero dentro», ricorda l’operatrice del Fatebenefratelli di Cannaregio, «continuavo a ripetere che ero innocente, ma era come se la mia mente non riuscisse a realizzare i 24 anni che avevo di fronte. Mi sembrava assurdo che tutto questo fosse capitato a me, perché a me mi domandavo? Quando gli agenti chiudevano le porte, pensavo a un altro giorno passato. Prendevo delle medicine per dormire perché era impossibile chiudere occhio». Oggi Busetto spera solo che tutto finisca e di ritornare a lavorare al più presto, desiderio che potrà realizzarsi soltanto dopo il processo che dovrebbe essere prima dell’estate.
Per adesso la donna tenta di tornare alla normalità, vivendo con il padre Benito e la compagna del genitore, Mariella. «Non riesco a vedere le porte chiuse», dice, raccontando le conseguenze di quell’esperienza. «Mi sembra ancora di vedere le guardie e le sbarre alla finestra. Finalmente ho ripreso a dormire, ma ho ancora la restrizione di stare nel Comune di Venezia e di andare a firmare una volta alla settimana». Insomma, nonostante le confessioni di Lazzarini, la vita di Busetto non è ancora completamente libera.
«Quando tutto sarà finito», ha detto, «farò una crociera, in Italia. Poi prenderò una casa a Mestre, dove ormai vivo da venti anni, magari vicino a mia sorella che sta per avere una seconda figlia». Dopo il processo dovrebbe arrivare il risarcimento che non si sa ancora a quanto ammonterà dato che oltre alla cifra dovuta all’errore giudiziario, il primo a Venezia, ci sarà da contare lo stress psicologico e il lavoro interrotto. «A me basta riavere una mia casa, tornare a lavorare e mettere un punto su quello che è successo», spiega Busetto. «Sono già passata a salutare al lavoro due volte e mi hanno fatto così tante feste che quasi non riuscivo a tornare a casa!».
A volte le capita di ripensare a quando è stata in cella con Susanna Lazzarini, verso la quale prova rabbia, anche se ormai quello che vuole in assoluto è dimenticare tutto e tornare la Monica Busetto che era, casa, lavoro e famiglia. «Non ero mai stata in carcere e mai stata alla Giudecca», conclude, cercando di sdrammatizzare per quanto sia possibile, «e nemmeno in aereo (quando l’hanno portata nel carcere di Pozzuoli, ndr), ma avrei fatto volentieri a meno di queste prime volte. In Giudecca, per esempio, non ci rimetterò mai più piede».
Intanto gli avvocati Stefano Busetto e Alessandro Doglioni vogliono per Monica Busetto la piena assoluzione. Se la Procura non comunicherà la data del processo che dovrebbe essere prima dell’estate, i due faranno un’istanza per richiederla, anche se sperano che non ce ne sia bisogno. «Siamo parcheggiati», hanno detto, «e non sappiamo quello che sta succedendo dalla parte della Lazzarini, se non per quello che leggiamo nei giornali. Sappiamo che ci sono stati forse altri due interrogatori alla Lazzarini, ma nessuno ha mai comunicato nulla e ci sentiamo messi in un angolo ad attendere. Non abbiamo mai avuto dubbi che Monica Busetto fosse colpevole, ma siccome la nostra cliente è formalmente imputata condannata di primo grado, vorremmo toglierle anche il peso di questa definizione al più presto, mettendo la parola fine a questa storia che l’ha coinvolta ingiustamente».
La Procura non ha formalmente ritirato la richiesta di ergastolo e ha sentito Busetto come persona informata sui fatti. Gli avvocati si domandano che cosa si aspetti a chiudere il caso Busetto: «Sappiamo dai giornali che è stato nominato un super perito», hanno detto, «che dovrebbe fare altre analisi, ma nessuno ci dice nulla e intanto i giorni passano. Non solo Monica Busetto non può riprendere a lavorare fino a quando non si è chiuso il processo, ma non vogliamo neanche noi che lavori con lo stress di affrontare un processo. Quindi auspichiamo che la data rimanga prima dell’estate e che poi Busetto possa finalmente farsi la crociera che da tanto desidera».
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