Operazione Vetro Nero di Murano. Ex dipendente: «Rincari fino al 1400% per coprire il nero delle vetrerie»

Il lavoratore spiega il "sistema Murano": soldi a intromettitori, portieri e motoscafisti venivano scaricati sui prezzi finali 

VENEZIA. «I rincari per coprire il nero destinato ai portieri di notte, agli intromettitori e ai motoscafisti arrivavano anche al millequattrocento per cento. Ogni singolo rincaro è chiamato marca. Ci sono stati periodi che si arrivava anche a molto di più». Marco, nome di fantasia, è un insider del mondo del vetro che ha smesso di lavorare a Murano da un po’ di tempo. Era occupato nel settore amministrativo.

E tra le mani, di soldi in “nero”, gliene sono passati parecchi. Già un mese fa aveva raccontato il “sistema Murano” e come poteva reggersi grazie a un’evasione che non riguarda solo i titolari delle sale di esposizione, ma anche altre categorie che lavorano con il turismo: portieri di notte, intromettitori, motoscafisti e titolari di agenzie turistiche.

Ora Marco lavora in terraferma. I suoi racconti offrono uno spaccato lineare e coerente con quanto finora emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza che ha denunciato diversi amministratori di sale di esposizione che avevano creato un sistema per garantirsi un flusso di “denaro in nero” con un Pos.

«Mi sono sempre chiesto come mai non ci sono stati dei controlli sui redditi di queste categorie e su quelli dei veri titolari delle sale da esposizione» osserva «In realtà ci sono intromettitori che sono i veri proprietari di queste. Ricordo che una decina di anni fa la Guardia di Finanza aveva iniziato un’indagine in questo senso. Non so poi come sia finita. Non si è più saputo nulla. Comunque ancora oggi, a poco più di un mese dall’inchiesta sui Pos, questo circolo vizioso non è finito. Continuano imperterriti nel pagare in nero intromettitori, portieri e motoscafisti. Per non parlare delle comitive di cinesi e giapponesi.

E ora i turisti sono molti di più. I soldi che vengono pagati a chi garantisce i turisti nelle sale da esposizione sono recuperati con i rincari che vengono messi sui prodotti. E più i prodotti costano e più i rincari salgono. Ricordo che le vendite più importanti venivano fatte l’ultimo giorno che il turista rimaneva a Venezia. Veniva portato in vetreria e qui acquistava spendendo una barca di soldi per oggetti che a Venezia trovava per molto meno. Quindi per evitare che proprio l’ultimo giorno potesse girare per il centro storico e scoprire che quanto aveva pagato era sproporzionato gli si offriva un giro nelle isole della laguna tenendolo impegnato fino al momento della partenza. Quando io ho lasciato questo mondo avevano iniziato fare lo stesso anche a Burano».

Nella prima intervista apparsa sulla Nuova Venezia, in edicola il 21 maggio scorso, Marco aveva raccontato: «Conosco portieri di noti hotel che in un anno hanno intascato anche 300 milioni di lire in nero. C’è chi ha creato delle società e si è comprato un albergo. E non certamente risparmiando sullo stipendio da portiere. Basterebbero dei controlli sui redditi e non certo delle grandi inchieste. Oppure basta andare in alcune filiali delle banche per scoprire consistenti movimenti di denaro che ci sono in certi conti. Si andava in banca a prendere il liquido».

L’hanno chiamata “Operazione Vetro Nero”: l’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dal pubblico ministero Stefano Buccini, che ha rivelato una maxi evasione fiscale da oltre 6 milioni. L’inchiesta ruota attorno al veneziano Claudio Pellarin e al suo anonimo ufficio “Venexto” al civico 5483 di Castello.

In pratica i pagamenti dei clienti stranieri delle vetrerie passavano attraverso un Pos che non era quello delle società, ma erano collegati con Sim card e formalmente intestati al cambiavalute. Ed è così sul suo conto che finiva il “vetro nero”. Ma solo per poche ore.

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