Operazione antimafia oggi interrogato Galatolo

Il giudice Lancieri vuole capire se il lavoro al Tronchetto era una copertura Ma il 41enne palermitano che viveva a Mestre probabilmente non risponderà

MESTRE. Verrà interrogato stamane dal giudice veneziano Barbara Lancieri il palermitano Vito Galatolo, sospettato di essere il boss della famiglia dell’Acquasanta e accusato di associazione di stampo mafioso ed estorsione. L’interrogatorio si svolgerà nel carcere di Santa Maria Maggiore, dove l’arrestato è rinchiuso, alla presenza dei suoi difensori, gli avvocati Mauro Serpico di Venezia e Rosanna Vella di Palermo: è probabile che Galatolo scelga di avvalersi della facoltà di non rispondere anche perché chiederà di poter leggere l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal magistrato di Palermo, un documento di 850 pagine. Il 41enne palermitano viveva a Mestre, in via San Pio X, con la sua famiglia dall’ottobre 2012, da quando era stato scarcerato dopo una condanna a 16 anni sempre per associazione mafiosa.

C’era però stata una breve interruzione alla sua permanenza mestrina: il 17 aprile dello scorso anno era stato arrestato assieme ad un altro palermitano, Giuseppe Corradengo, titolare di alcune ditte, una delle quali lavorava all’interno della Fincantieri in subappalto. Entrambi, nel settembre dello stesso anno, cinque mesi dopo, però, erano stati scarcerati sulla base della decisione del Tribunale del riesame.

Ritornato a Mestre aveva trovato lavoro come operaio manutentore in una ditta che opera al Tronchetto, la Società di navigazione Canal Grande, che gestisce oltreuna decina di lancioni granturismo per il trasporto in laguna dei turisti.

Una società che alcuni anni fa era finita nelle cronache cittadine perché il suo titolare, Otello Novello, era stato arrestato con la pesante accusa di aver utilizzato metodi mafiosi per far fuori la concorrenza (alla fine è stato condannato solo per illecita concorrenza senza alcuna aggravante).

Novello, dunque, aveva assunto Galatolo e presumibilmente a chi gli chiederà come mai abbia assunto nella sua azienda un palermitano già condannato per mafia spiegherà di non sapere di chi si trattava, ma i giornali li legge anche Novello e non gli sarà certo sfuggito che nell’aprile dello scorso anno i quotidiani veneziani dettero con enfasi la notizia del palermitano arrestato a Mestre per associazione mafiosa. Eppure l’imprenditore veneziano lo assunse egualmente. Adesso anche la Procura veneziana ha aperto un’indagine per capire che cosa facesse davvero al Tronchetto Galatolo, se si limitasse a fare manutenzione ai lancioni della «Canal Grande» o altro.

Giorgio Cecchetti

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