Operatori e senzatetto insieme per difendere lavoro e servizi

Il presidio ieri mattina a Villa Querini dopo la chiusura di mense e docce per il congelamento dei fondi Chiesto un incontro a Zappalorto: «Il progetto Senza fissa dimora aiuta 500 persone: che fine farà?»
Di Francesco Furlan
GIORNALISTA: Furlan AGENZIA FOTO: Candussi LUOGO: Villa Querini, Mestre DESCRIZIONE: protesta per i tagli al sociale ed in particolare ai servizi per i senza tetto
GIORNALISTA: Furlan AGENZIA FOTO: Candussi LUOGO: Villa Querini, Mestre DESCRIZIONE: protesta per i tagli al sociale ed in particolare ai servizi per i senza tetto

I lavoratori delle cooperative Gea, Caracol e della Casa dell’ospitalità insieme a una quindicina di senza fissa dimora per protestare contro i tagli al sociale che colpiscono le persone in maggiore difficoltà. La protesta è andata in scena ieri mattina in via Verdi, davanti a Villa Querini, sede dell'assessorato ai Servizi sociali. Lunedì le cooperative hanno ricevuto dal Comune la notizia che, a causa del grave dissesto finanziario del Comune registrato dall’approvazione del rendiconto del bilancio del 2014 - un disavanzo di 72 milioni di euro - dal primo maggio erano stato sospesi i finanziamenti per i servizi ritenuti non obbligatori. I tagli dei fondi al Progetto Senza fissa dimora hanno avuto come ovvia ripercussione il congelamento dei servizi almeno fino a quando il commissario Vittorio Zappalorto non spiegherà che fine faranno i servizi di un progetto che dura da 10 anni e che oggi permette di aiutare, con un pasto caldo, una doccia o anche solo con una coperta per trascorrere la notte, oltre 500 senzatetto che abitano in terraferma.

«Lunedì abbiamo ricevuto la notizia della sospensione del finanziamenti», spiega Vittoria Scarpa, della cooperativa Caracol, «e quindi siamo stati costretti a congelare i servizi». La scure del Comune, motivata dalle difficoltà del bilancio, ricade quindi sul servizio docce (che permette alle persone che stanno in strada di lavarsi), sul centro diurno (che offre un riparo temporaneo ai senzatetto) su alcuni servizi della Casa dell’ospitalità (in particolare sulla mensa, già chiusa) e sul lavoro di strada, quello che permette di contattare le persone in maggiore difficoltà per cercare di farle uscire dalla situazione di marginalità nella quale vivono. Nella sola Casa dell’ospitalità, in via Spalti, abitano 120 uomini e 14 donne, molti dei quali precipitati nella povertà dopo aver perso il lavoro, soprattutto italiani. «Tagliare questi servizi», spiegano Vittoria Scarpa della cooperativa Caracol e Francesca Gambadoro della cooperativa Gea, «vuol dire incidere sulla sicurezza della città, mettendo ai rischio i servizi di chi vive ai margini e circa venti posti di lavoro. Non si può pensare che questa attività di sostegno possa essere realizzata solo a livello di volontariato». Per questo i lavoratori delle due realtà del sociale privato e della Fondazione Casa dell’ospitalità chiedono al più presto, come recita il volantino che hanno distribuito ieri davanti a Villa Querini, «un incontro al commissario perché comunichi formalmente quale sarà il futuro dei servizi che ci vedono impegnati».

Mobilitata anche l’associazione Panchina Calda, di cui è presidente Francesca Corso, che vuole organizzare un confronto con i candidati a sindaco.

L’associazione si occupa di progetti di inserimento, e teme che il taglio al servizio dei senza dimora abbia ripercussioni a cascata su tutte le iniziative: «Il commissario Zappalorto dovrebbe capire quali sono le priorità di questa città, lavorare con i senzatetto vuol dire anche lavorare per la sicurezza di tutti». Mauro, 52 anni, uno degli ospiti della Casa dell’ospitalità, è tra quelli che ieri hanno deciso di protestare. «Facevo il giardiniere, poi sono rimasto senza lavoro, e sono tornato a vivere alla casa dopo un primo periodo alcuni anni fa», racconta Mauro: «Faccio le pulizie e mi danno una piccola somma per le mie cose, ma non so come farei senza queste persone che mi aiutano».

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