Operaio ucciso, pompa sotto sequestro
Tutti d’accordo: l’infortunio mortale che è costato la vita al 53enne operaio Spiro Kozdhima al Petrolchimico non è frutto della fatalità, non è sicuramente una morte casuale. A dirlo sono innanzitutto le organizzazioni sindacali dei lavoratori, in prima fila la Fiom Cgil di Venezia e lo Slai Cobas, punto di riferimento di tanti stranieri che lavorano nelle ditte in subappalto a Marghera. Con la sua attività lo conferma anche la Procura della Repubblica: ieri il pubblico ministero Massimo Michelozzi, oltre a porre sotto sequestro la pompa idraulica che ha ucciso l’operaio, ha incaricato dell’autopsia il medico legale Silvano Zancaner.
Non ci si attende molto dai risultati: la causa del decesso è stato senza ombra di dubbio il getto d’acqua a 100 atmosfere che, uscito dalla pompa che lui stesso stava manovrando, ha colpito Spiro. Di più, invece, si attende il magistrato dalla relazione dei tecnici del Servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asl 12, che dovranno ricostrure la dinamica dell’incidente. Era solo in quel momento a manovrare quella pompa? Un’operazione che poteva essere compiuta da un unico operatore? Era stato informato sui rischi e addestrato a manovrare quella pompa? Sono tutti quesiti che gli inquirenti dovranno porre ai dirigenti della «Sirai srl» di Mestre, di cui la vittima era dipendente e che tra l’altro fa riferimento al vicepresidente di Confindustria Venezia Vincenzo Marinese. Sono, comunque, in corso i primi accertamenti e solo tra qualche giorno sul tavolo del pubblico ministero arriveranno le prime risposte.
Intanto hanno preso posizione i sindacati. La Fiom e la Rappresentanza sindacale unitaria delle imprese d’appalto segnalano la «drammaticità delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle ditte». «L’incertezza che grava sull’industria di Marghera, compresa Versalis, la precarietà resa strutturale per abbattere i costi di produzione, rendono l’organizzazione produttiva in tutti settori sempre più a rischio e sempre meno sicura per i lavoratori», si legge nel documento. «Nel settore chimico come in quello meccanico», prosegue, «il crollo degli investimenti ha effetti immediati sulle manutenzioni e sui criteri di assegnazione degli appalti. Le gare di rinnovo avvengono al massimo ribasso, facendo pagare ai lavoratori degli appalti prezzi altissimi in termini di sicurezza, di salario, di condizioni di lavoro».
«L’infortunio mortale cui è rimasto vittima Spiro Kozdhima», conclude il comunicato, chiedendo un confronto con Confindustria sui temi dell’assegnazione degli appalti e sulle leggi sulla sicurezza, «non sia ascrivibile alla tragica fatalità e pensiamo che gli inquirenti debbano riscostruire la dinamica dell’incidente con l’obiettivo di individuare e perseguire i responsabili di uno stato di cose che sta mettendo a rischio quotidianamente la vita e l’incolumità fisica dei lavoratori».
Lo Slai Cobas, invece, riferisce quello che lo stesso Spiro aveva raccontato ad un collega e connazionale iscritto a quel sindacato: «Aveva riferito con dovizia di particolari che era stato mandato in cisterna da solo e con una bombola d’ossigeno difettosa. Ancora e successivamente apprendevamo che era stato mandato a compiere altre delicate e pericolose operazioni da solo». Lo Slai Cobas chiede che «l’Inail torni ad essere pubblica...e il potenziamento del personale dell’Asl distaccato presso i servizi di prevenzione in modo che siano presenti nei siti pericolosi come l’ex Petrolchimico».
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